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Si dice che nello sport i cicli vincenti nascano da cocenti delusioni. Gli esempi nel calcio non mancano: basti pensare alla Nazionale brasiliana, capace di vincere tre Mondiali in 12 anni (1958, 1962, 1970) dopo l’umiliazione del Maracanazo del 1950; oppure alla Nazionale italiana che, dopo l’eliminazione al primo turno ai Mondiali tedeschi del 1974, era ripartita da una generazione di talenti emergenti (da Zoff a Scirea, da Gentile a Cabrini, da Tardelli a Bruno Conti, da Antognoni a Paolo Rossi) costruendo una squadra capace di ben figurare al Mondiale argentino del 1978 e all’Europeo casalingo del 1980 e di laurearsi campione del mondo nel 1982 in Spagna.
L’esempio più recente e, per molti aspetti, istruttivo è però quello della Germania: campione del mondo in carica, dal 2006 in poi arrivata almeno in semifinale a tutti i Mondiali ed Europei, da dieci anni affidata allo stesso Commissario Tecnico (Joachim Low, già vice del suo predecessore Jurgen Klinsmann) e dotata di giocatori di primo piano a livello mondiale che vanno da Neuer a Thomas Muller, passando per i vari Boateng, Hummels, Khedira, Schweinsteiger, Ozil, Kroos e Gotze.
Ma per ottenere questi risultati, e presentarsi ai nastri di partenza di Euro 2016 con l’etichetta di favorita numero uno, la Nazionale teutonica ha avuto bisogno di conoscere un periodo di grande crisi, tecnica e di risultati, come quello a cavallo tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del nuovo millennio.

PROLOGO: LA DISFATTA FRANCESE NEL SEGNO DI DAVOR SUKER
Lione, Stade de Gerland, 4 luglio 1998. La Germania, campione d’Europa in carica, affronta nei quarti di finale dei Mondiali francesi la rivelazione Croazia. Le due squadre sono reduci da successi di misura negli ottavi: i tedeschi hanno sconfitto per 2-1 in rimonta il Messico grazie alla coppia Bierhoff-Klinsmann (vantaggio messicano firmato da Hernandez), mentre ai croati è bastato un calcio di rigore trasformato da Suker per piegare la resistenza della Romania. La gara, inoltre, è la riedizione dei quarti di finale dell’Europeo precedente: si giocava a Manchester e i tedeschi avevano faticato più del dovuto per battere i croati per 2-1 (rigore di Klinsmann, pareggio di Suker e raddoppio tedesco firmato Sammer) e ottenere il visto per la semifinale di un Europeo poi vinto grazie al golden gol di Bierhoff nella finale contro la Repubblica Ceca. A Lione la sfida si rinnova e la Germania parte forte per sbloccare subito la gara e ottenere il pass per la semifinale contro la Francia padrona di casa, ma il muro eretto da Boban e compagni regge benissimo. Al 40’ la prima svolta del match: Suker si invola verso la porta e viene steso da Woerns, espulso dall’arbitro in quanto ultimo uomo. L’episodio capovolge l’inerzia della partita, che adesso si trasforma in un assalto croato e che si sblocca a pochi secondi dall’intervallo grazie ad un gran gol dell’ex Bari e Juventus, Robert Jarni. Nella ripresa i tedeschi tentano disperatamente di pareggiare, ma concedono inevitabilmente spazi e nel finale la Nazionale di mister Blazevic colpisce per altre due volte con Vlaovic e Suker. Per la Germania arriva un’inaspettata eliminazione, mentre la Croazia vola in semifinale contro la Francia in un Mondiale concluso al terzo posto dopo la sconfitta per 2-1 contro i francesi (doppietta di Thuram dopo il gol di Suker) e la successiva vittoria nella finale per il terzo e il quarto posto contro l’Olanda (vantaggio croato di Prosinecki, pareggio olandese di Zenden e rete finale del solito Suker).

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EURO 2000: DAI MUGUGNI DI LIEGI AL DISASTRO DI ROTTERDAM
L’eliminazione dai Mondiali del 1998 porta al cambio di guida tecnica da parte della Federcalcio tedesca: via Berti Vogts, al suo posto Erich Ribbeck. Ai successivi Europei di Belgio e Olanda i teutonici, inseriti nel gruppo A insieme a Inghilterra, Portogallo e Romania, si presentano con il titolo di campioni uscenti, ma lo scetticismo è legato ad un gruppo che appare ormai logoro nei suoi elementi chiave, a cominciare da Lothar Mattaeus. La prima partita, giocata il 12 giugno 2000 allo Sclessin Stadion di Liegi contro la Romania, sembra dare ragione agli scettici: la squadra appare imballata e senza idee e al 5’ i romeni passano in vantaggio grazie al centravanti Moldovan; il pari arriva al 28’ solo grazie ad una conclusione deviata di Mehmet Scholl. La successiva partita appare ancora più proibitiva perché di fronte c’è l’Inghilterra: gli inglesi, dal canto loro, hanno perso la gara d’esordio con il Portogallo (doppio vantaggio britannico firmato Scholes-McManaman e rimonta portoghese grazie ai gol di Figo, Joao Pinto e Nuno Gomes) e devono necessariamente vincere per non andare a casa anzitempo. La gara, giocata a Charleroi il 17 giugno, non è all’altezza delle grandi sfide del passato, ma sono gli inglesi a spuntarla grazie ad una zampata del solito Alan Shearer all’inizio del secondo tempo. A questo punto diventa fondamentale vincere a Rotterdam contro il già qualificato Portogallo per alimentare le residue speranze di secondo posto e, dunque, di qualificazione ai quarti. I lusitani, già sicuri della qualificazione, si presentano alla sfida pieni di seconde linee e senza particolari velleità di vittoria, ma al 35’ la premiata ditta Oliver Kahn-Marko Rehmer confeziona l’errore che spalanca la porta al portoghese Sergio Conceiçao, che porta in vantaggio i lusitani. Nella ripresa i tedeschi si gettano all’assalto con la forza della disperazione, ma il copione non cambia e Conceiçao (fresco di scudetto italiano con la maglia della Lazio e prossimo a militare nel Parma e nell’Inter) colpisce altre due volte decretando la sconfitta e, di conseguenza, l’eliminazione della Germania. Confermati, quindi, tutti i dubbi della vigilia circa un gruppo ormai logoro e bisognoso di innesti giovani per tornare ai massimi livelli europei e mondiali. Il primo a farne le spese è il tecnico Ribbeck, subito esonerato, mentre giocatori ormai avanti con gli anni (da Matthaeus a Babbel, da Haessler a Kirsten) lasciano progressivamente il posto a giovani di prospettiva come Michael Ballack (già convocato per Euro 2000 e protagonista in fase di qualificazione), Christoph Metzelder, Torsten Frings, Bernd Schneider e Miroslav Klose.

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EURO 2004: UNA NUOVA EURO-DELUSIONE DOPO L’ILLUSIONE MONDIALE DEL 2002
L’esonero di Ribbeck dopo l’eliminazione agli Europei del 2000 convince la Federcalcio tedesca a puntare su Christoph Daum, emergente tecnico del Bayer Leverkusen. Tuttavia, in attesa che il tecnico nato a Zwickau si liberi, viene scelto come traghettatore Rudi Voeller, vecchia conoscenza del calcio italiano (Roma, sponda giallorossa) e già campione mondiale nel 1990, vice-campione mondiale nel 1986 e vice-campione d’Europa nel 1992. La scelta, tuttavia, diventerà definitiva quando il C.T. designato Daum resterà coinvolto in uno scandalo di droga e così a Voeller verrà affidato il compito di guidare la Nazionale tedesca ai successivi Mondiali, che si giocheranno in Corea e Giappone. Dopo un tormentato girone di qualificazione (con tanto di 1-5 rimediato in casa per mano dell’Inghilterra), i tedeschi trascinati dai gol di Miroslav Klose e Michael Ballack arrivano fino alla finale, dove però dovranno inchinarsi al Brasile di Ronaldo dopo aver fatto a meno dello stesso Ballack per squalifica.
La buona performance mondiale incoraggia in vista dei successivi Europei, in programma due anni più tardi in Portogallo. All’organico che bene aveva fatto in Corea e Giappone vengono aggiunti giovani interessanti come Phillip Lahm, Bastian Schweinsteiger, Kevin Kuranyi e Lucas Podolski; confermato in panchina Rudi Voeller, che da scelta temporanea si è rivelato un ottimo condottiero. Nella kermesse portoghese i tedeschi vengono così inseriti nel gruppo D insieme a Olanda, Repubblica Ceca e alla sorpresa Lettonia. La prima partita tra Germania e Olanda, giocata allo stadio Do Dragao di Oporto il 15 giugno 2004, appare quasi come uno spareggio per il primo e il secondo posto e si conclude sull’1-1 grazie ai gol di Frings per i tedeschi e del solito Van Nistelrooy per gli olandesi. La seconda partita contro la Lettonia, in programma sempre ad Oporto (anche se nel più piccolo Estadio do Bessa Século XXI) quattro giorni più tardi, sembra una formalità per Ballack e compagni, che però vanno ad infrangersi contro il muro difensivo della formazione baltica e lo 0-0 rimane fino al triplice fischio dell’arbitro inglese Riley. Come quattro anni prima, diventa decisiva l’ultima sfida contro la già qualificata Repubblica Ceca (vittoriosa per 2-1 contro la Lettonia e per 3-2 contro l’Olanda) e al 21’ la Germania passa in vantaggio grazie al solito Ballack. Il vantaggio qualificherebbe la squadra di Voeller a scapito dell’Olanda, nel frattempo vittoriosa senza particolari problemi contro la Lettonia per 3-0 (doppio Van Nistelrooy e Makaay), ma i cechi non mollano e, desiderosi di vendicare il golden gol di Bierhoff nella finale europea di otto anni prima a Wembley, colpiscono per due volte con Heinz prima e con Baros poi. Per i tedeschi si tratta della seconda eliminazione europea consecutiva al primo turno e, al ritorno dal Portogallo, la federazione teutonica decide di puntare su un nuovo staff tecnico guidato da Jurgen Klinsmann, che come vice si avvale di Joachim Low. Klinsmann porterà la Germania ad un ottimo terzo posto nel successivo Mondiale casalingo e poi lascerà il posto proprio a Low. Il resto è storia nota, dalla finale europea persa nel 2008 contro la Spagna di Torres al trionfo mondiale di due anni fa firmato Gotze, passando per la semifinale europea persa nel 2012 contro l’Italia.

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LA ROSA PER EURO 2000
1 Oliver Kahn – 2 Markus Babbel – 3 Marko Rehmer – 4 Thomas Linke – 5 Marco Bode – 6 Jens Nowotny – 7 Mehmet Scholl – 8 Thomas Haessler – 9 Ulf Kirsten – 10 Lothar Mattaeus – 11 Paulo Rink – 12 Jens Lehmann – 13 Michael Ballack – 14 Dietmar Hamann – 15 Dariusz Wosz – 16 Jens Jeremies – 17 Christian Ziege – 18 Sebastian Deisler – 19 Carsten Jancker – 20 Oliver Bierhoff – 21 Carsten Ramelow – 22 Hans Jorg Butt
Commissario Tecnico: Erick Ribbeck

LA ROSA PER EURO 2004
1 Oliver Kahn – 2 Andreas Hinkel – 3 Arne Friedrich – 4 Christian Woerns – 5 Jens Nowotny – 6 Frank Baumann – 7 Bastian Schweinsteiger – 8 Dietmar Hamann – 9 Fredi Bobic – 10 Kevin Kuranyi – 11 Miroslav Klose – 12 Jens Lehmann – 13 Michael Ballack – 14 Thomas Brdaric – 15 Sebastian Kehl – 16 Jens Jeremies – 17 Christian Ziege – 18 Fabian Ernst – 19 Bernd Schneider – 20 Lucas Podolski – 21 Phillip Lahm – 22 Tosten Frings – 23 Timo Hildebrand
Commissario Tecnico: Rudi Voeller