Copyright: imago/Sven Simon Moreno Torricelli (Juventus Turin) - Champions League Sieger 1996; Vdia, quer, Aufmacher Jubel Freude Sieg Europapokalsieg Champions League 1995/1996 Finale Rom Fußball EC 1 Herren Mannschaft Einzelbild Randmotiv Personen Image number 05675875 date 22 05 1996 Copyright imago Sven Simon Moreno Torricelli Juventus Turin Champions League Winner 1996 Vdia horizontal Highlight cheering happiness Victory European Cup victory Champions League 1995 1996 Final Rome Football EC 1 men Team Single Rand motive Human Beings

Non solo Jamie Vardy. La storia bellissima del calciatore del Leicester, che fino a qualche anno fa giocava tra i dilettanti e lavorava in una fabbrica della periferia inglese, è una delle tante del grande calcio. Storie di percorsi tortuosi che partono dalle categorie inferiori e arrivano ai vertici del calcio nazionale e internazionale.

Emblema di un percorso di questo tipo è Moreno Torricelli, campione d’Europa con la Juventus nel 1996 nella finale di Roma. Il terzino, che ha poi vestito anche la maglia della Fiorentina, fu acquistato dalla Juventus quando aveva 22 anni e giocava ancora in Serie D. Il contrario di quanto avviene alla maggiorparte dei calciatori di un certo livello di oggi, che magari già a 18 anni sono protagonisti: basti pensare a Paul Pogba o Januzaj. Torricelli dopo le trafile giovanili passò all’Oggiono prima e alla Caratese poi.

Ma sono tanti i calciatori che sono arrivati a esordire in Serie A da “grandi”. Riccardo Zampagna debuttò nel massimo a campionato a 30 anni compiuti, dopo aver girato in lungo e in largo per la provincia italiana. Fino ai 22 anni anche Zampagna ha lavorato in un’industria a Terni, mentre giocava in Serie D, con il Pontevecchio. Poi i primi gol pesanti nell’interregionale, un contratto part-time e la scalata verso quella Serie A conquistata con il Messina. I gol pesanti sono valsi il cambio di vita anche a Dario Hubner, bomber di provincia che debuttò da trentenne in Serie A e a 34 anni vinse addirittura il titolo di capocannoniere del massimo campionato italiano. A 20 anni alternava il lavoro da carpentiere ai campionati interregionali, poi ha iniziato la scalata, scrivendo una delle storie più romantiche del calcio italiano moderno.

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Storie del genere ce ne sono anche negli ultimissimi anni. Josè Holebas l’anno scorso ha giocato in A e in Champions con la Roma, ma a 16 anni aveva addirittura smesso con il calcio per andare a lavorare in una fabbrica metalmeccanica. Il terzino greco era già padre e non riuscendo a guadagnare abbastanza da calciatore sposò una vita diversa da quella sognata e poi ripresa. Una storia simile a quella di Kurtic, oggi all’Atalanta, che quando giocava in Serie B slovena decise di lavorare contemporaneamente agli allenamenti per non dover chiedere aiuto economico alla propria famiglia.

Fabio Grosso partì dalla D per arrivare a conquistare addirittura la Coppa del Mondo da protagonista, con il rigore decisivo in finale e il gol contro la Germania ai supplementari. A 24 anni Grosso era ancora al Chieti, in Serie C2, in un calcio ai limiti tra il professionismo e i dilettanti. Fu notato da Serse Cosmi, che lo portò al Perugia, e di lì arrivò al Palermo e poi a quell’estate magica del 2006.