Per la serie: sentirsi a casa propria, come se non si fosse mai trattato della prima volta. Segnare, convincere e portare le proprie squadre alla vittoria oppure al raggiungimento degli obiettivi stagionali. E’ la storia di 10 giocatori della nostra Serie A che sono stati capaci di affermarsi al loro debutto a suon di reti, facendo poi anche tanta strada ed entrando nei cuori dei tifosi delle rispettive squadre di militanza. Noi di blogdicalcio ve li racconteremo brevemente attraverso una prospettiva che va oltre ogni consuetudine.

1. Michael Laudrup (Lazio, Juventus)

La Leggenda del calcio danese, quasi al pari di Peter Schmeichel, storico portiere del Manchester United e tra gli eroi di Euro ’92. Un talento dotato di un genio puro, che lo colloca indubbiamente tra i 15 calciatori più forti al mondo: velocità, intelligenza tattica e fantasia alcune delle sue principali caratteristiche. Arriva in Italia nel 1983 proveniente dal Brondby, ma la Juventus pensa bene di girarlo in prestito alla Lazio, squadra da poco ritornata in Serie A. I biancocelesti riusciranno a salvarsi all’ultima giornata grazie e soprattutto ai suoi gol e quelli di Bruno Giordano: 16 gol in tutto, 8 a testa. L’esordio del danese coi biancolesti – e quindi nella massima serie – risale al 12 settembre 1983. La Lazio perde contro il Verona fuori casa per 4-2, ma scopre un nuovo campione.

2. Alvaro Recoba (Inter, Venezia)

Lo ricordate? E’ il famoso Chino proveniente dall’Uruguay, capace di fare le fortune di Inter (seppur a corrente alternata) e Venezia. Il suo acquisto nell’estate del 1997 venne salutato con grande entusiasmo, grazie anche alla doppietta siglata alla prima di campionato a San Siro contro il Brescia, finita 2-1. Una spietata concorrenza, però, gli impedirà di trovare la giusta continuità, a causa di giocatori come Ronaldo, Djorkaeff e Zamorano. Ecco quindi i lagunari nel gennaio dell’anno dopo, e la definitiva esplosione che, oltre a consacrarlo in A (11 reti nel solo girone di ritorno), non gli permetterà più di lasciare la Milano nerazzurra sino alla stagione 2004/05.

3. Hidetoshi Nakata (Perugia, Roma, Parma)

Uno dei giocatori più rappresentativi del Giappone, forse il talento più forte espresso dalla terra del Sol Levante ed il primo ad imporsi nell’Europa che conta. Nonostante il poco felice precedente di Miura al Genoa di qualche stagione prima, Luciano Gaucci a metà degli anni novanta punta forte sul mercato orientale: coreani e nipponici saranno di casa a Perugia, assieme al solito codazzo di giornalisti e curiosi locali, da sempre affascinato dalle bellezze del Belpaese. Ed il nostro dimostra subito di saperci fare: 13 settembre 1998, si gioca Perugia – Juventus, siamo alle battute iniziali della stagione 1998/99. Il grifo perde 3-4, ma la squadra di Castagner se la gioca fino alla fine grazie alla doppietta dell’attaccante giapponese. A fine anno saranno 10 i suoi gol in Serie A, cifra che mai più sarà capace di eguagliare. Nonostante ciò, la Roma lo acquisterà qualche anno dopo e gli permetterà di vincere uno storico Scudetto, anche se da comprimario dall’ombra di Totti, Montella e Batistuta. E’ stato candidato più volte al Fifa World Player tra il 1998 ed il 2002.

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4. Zico (Udinese)

Un altro mostro sacro del calcio, brasiliano e non solo. Parliamo di Arthur Antunes Coimbra, detto Zico. L’Udinese non è sempre stata la società scopritrice di talenti pronti poi per essere rivenduti al miglior offerente, ma a volte era anche capace di portare a casa autentici pezzi da novanta come lui, all’epoca ritenuto uno dei migliori calciatori in circolazione. Estro, talento e fantasia al servizio della provincia friulana, che fruttano ai bianconeri qualcosa come 22 gol in 39 partite e due tranquille salvezze. I primi di una lunga serie di gol si ebbero in occasione di Genoa – Udinese del 12 settembre 1983: un perentorio 0-5, con Zico principale protagonista e mattatore. Nel 1983/84 arriverà tuttavia secondo nella classifica marcatori, secondo soltanto a Micheal Platini. Uno dei calciatori più forti di sempre, ma che non può vantarsi di aver realizzato una doppieta all’esordio in A. Zico invece si, poco male.

5. Dely Valdes (Cagliari)

Giugno 1993: il Cagliari centra dopo oltre vent’anni una storica qualificazione in Coppa UEFA, che di per sé combacia col ritorno dei sardi in Europa dopo la sfortunata esperienza in Coppa Campioni del 1970/71 (eliminati agli ottavi dall’Atletico Madrid). Non potè concludersi meglio la prima stagione dell’era Cellino, presidente genovese amante della musica e del rock. Ma come permettere a Bruno Giorgi – che nel frattempo sostitui Radice che a sua volta aveva sostituito Mazzone – di poter contare su un organico competitivo per affrontare l’allora terza competizione europea? Pescando in Sud America, per trovare un giocatore, possibilmente offensivo, che possedesse delle caratteristiche tecniche tali da far sembrare tutte le altre difese un colabrodo. O, se preferite, qualcosa di simile ad un burro: questo il soprannome (in spagnolo è Manteca) affibiato a Dely Valdes, forte attaccante del Nacional di Montevideo. E Panagol ripagherà alla grande sul campo gli sforzi economici del presidente Cellino. Pronti, via: l’Atalanta di un esordiente Francesco Guidolin (alla prima, poi traumatica nonostante la vittoria sui sardi, esperienza in A)sarà la prima vittima del panamense, che andrà a segno due volte di testa limitando i danni dei rossoblù ad un ‘semplice’ 5-2. In Coppa UEFA, però, riuscirà a trascinare la squadra sino alla semifinale contro l’Inter, poi vincitrice della competizione. Passerà al PSG nel 1995.

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6. Mauro Zarate (Lazio, Inter)

D’accordo, poi tra laziali e Zarate i rapporti si sono rotti del tutto, a causa anche di uscite poco felici dello stesso calciatore. Ma all’inizio il rapporto tra l’argentino ed i biancocelesti era sicuramente qualcosa di splendido, una vera e proprio manna dal cielo per la Lazio di Delio Rossi. 13 gol al debutto nella stagione 2008/09 ed incredibile incisività nelle partite più critiche. Questo era Mauro Matias Zarate, fratello decisamente più fortunato (oltre che più giovane) di quello che invece militò nell’Ancona nella stagione 1992/93, con scarsissimi risultati. Prima della conquista della Coppa Italia, però, Zarate sarà in grado di mettere a segno la sua prima doppietta il 31 agosto del 2008, in un combattuto Cagliari – Lazio 1-4.

7. Pablo Daniel Osvaldo (Atalanta, Bologna, Lecce, Roma, Fiorentina, Inter, Juventus)

O si ama o si odia. Lui ha un carattere particolare, e di problemi con tifoserie calde del calcio di casa nonostra non ne sono mai mancati. Bello, bravo ma anche poco addomesticabile, Osvaldo. Tanti i contrasti (fino all’odio) con la gran parte dei tifosi della Roma, nonostante i 27 gol messi a segno in 55 partite: numeri importanti, gol talvolta spettacolari, ma troppo poco per una tifoseria reduce da un settimo ed un sesto posto, con tanto di finale di Coppa Italia persa contro la Lazio il 26 maggio 2013. Ma se nonostante tutto nella Capitale il nostro ha forse ottenuto le migliori performances in carriera, la prima doppietta in carriera ed all’esordio in Serie A l’ha invece realizzata con la maglia della Fiorentina nella stagione 2007/08: doppietta al Livorno alla seconda di campionato, seguita poi diverse giornate dopo dal gol rifilato alla Juventus e dai gol qualificazione in Champions League.

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8. Maxi Moralez (Atalanta)

Un talento niente male, nonostante l’ultima stagione non abbia regalato particolari acuti. Né da parte sua, ne da parte di Bianchi e né tantomeno da parte di German Denis. Ma Maxi oralez resta per la Dea un giocatore di importanza assoluta, grazie al suo gioco offensivo, alla sua fantasia ed un tocco di palla niente male. Proveniente dal Velez Sarsfield, l’argentino impiegherà poco ad adattarsi alla realtà italiana, e nella sua prima stagione metterà a segno 6 gol in 34 presenze. Non male per un trequartista, capace addirittura di mettere a segno una doppietta all’esordio stagionale: i gol messi a segno in Genoa – Atalanta 2-2, portano soltanto la sua firma e consente agli orobici di uscire indenni dalla difficile gara del Ferraris.

9. Diego Laxalt (Inter,Bologna, Empoli, Genoa)

Un talento, ma rimasto ancora inespresso. E’ quello di Diego Laxalt, centrocampista ancora a caccia di una propria identità nella massima serie. L’appuntamento col gol? Manca da 2 anni: doppietta in Bologna – Milan, gara terminata 3-3 allo stadio Dall’Ara, il 25 settembre 2013. Un inizio a dir poco promettente per l’uruguagio, a cui poi non hanno fatto tuttavia seguito la sperata continuità.

10. Fabrizio Miccoli (Perugia, Juventus, Palermo)

Lo chiamavano il Romario del Salento, salvo poi rovinare un’intera carriera ricca di riconoscimenti con il celebre ‘fango di Falcone’. Da simbolo di Palermo, a vergogna Italiana, da calciatore destinato ai massimi palcoscenici internazionali al rimanere solo un buon mestierante. La carriera di Fabrizio Miccoli non è stata maldestra, ma qualcosa di più avrebbe potuto sicuramente farla. D’altronde, è l’unico italiano in tempi recenti ad aver esordito in Serie A mettendo a segno una doppietta all’esordio, cosa avvenuta in Perugia – Reggina (2-0 il risultato finale) del 15 settembre 2002. Poi? Sarà il trascinatore degli umbri all’Intertoto prima ed in Coppa Uefa poi, assaggerà i palcoscenici europei con Juventus (senza incidere in una stagione sfortunata) e Palermo, città nella quale avrà modo di trovare una sua dimensione definitiva. Adesso è caduto in disgrazia nel Lecce, squadra militante in Lega Pro.