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Stecca Hernanes. Non riesce a imporsi nemmeno in una giornata nella quale Allegri gli consegna le chiavi del centrocampo e del gioco della “sua” Juventus. Rimane abulico in 45 minuti di nulla sotto il punto di vista del gioco. Non si perde tra le trame fitte del centrocampo imbastito da Mihajlovic ma rinuncia al gioco. È l’anima del centrocampo che rinuncia alla propria identità. Sbaglia tanto, non azzarda mai la verticalizzazione ma calcia in porta (e nemmeno male) in tre occasioni. Il gradimento della piazza è nell’esultanza dei tifosi quando lo speaker dello Stadium annuncia la sostituzione poco prima dell’inizio della ripresa. Sostituito per motivi muscolari ma il brasiliano non va.

È persino irritante quando prova a strafare. Sfata il tabù degli infortuni muscolari dovuti alla preparazione estiva della Juve, visto che la preparazione l’ha fatta con l’Inter prima del trasferimento. Perde 7 palle su 26 palloni giocati in 45 minuti: quasi uno su 3. Eppure il Milan non fa nulla per metterlo in difficoltà sul piano della corsa e del pressing. Errori gratuiti, senza una motivazione reale. Va al tiro quando può e si rende anche pericoloso ma è la punta dell’iceberg che rimane nascosto e che è un sostanziale fallimento per un calciatore arrivato per fare gioco e attualmente fuori da qualsiasi trama tattica della squadra. Non lo aiuta il continuo cambio di ruolo: Allegri lo utilizza da trequartista, così come era stato detto all’acquisto, ma l’impressione è che nemmeno lui conosca ancora il proprio vero ruolo. Fa il regista quando serve e il trequartista quando Allegri scende in campo con un 11 difensivo. Non incide sul match né in un caso né nell’altro.

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Gioca più o meno a tutto campo ma lo fa con poco successo. Non è l’uomo d’ordine, anzi contribuisce a un caos calmo che non porta la Juve a frutti concreti finché (nella ripresa) Dybala decide di risolvere la partita in un ennesimo momento di noia. L’1-0 della Juve è sterile, non emoziona. È il contraltare dello spettacolo che offrono gli altri campionati in questo Sabato invernale. È lo specchio di due squadre che hanno ancora qualcosa da dare (e da dire) al campionato ma che non brillano. Anzi. Così come non brilla Hernanes, mentre qualcuno su Twitter scherza con l’hashtag #JeSuisHernanes. No, non sono Hernanes. Ma è questione di solidarietà. La Juve vince, lui non partecipa alla festa, viene fischiato dallo Stadium ed è il fallimento di una mossa di mercato poco chiara portata a termine in quel convulso ultimo giorno di Agosto per ripiegare gli errori di gestione della dirigenza nei giorni precedenti. I latini dicevano: “nemo profeta in patria”. Nessun profeta. Nemmeno fuori dalla patria.