Probabilmente il nome vi dirà poco o nulla ma Daniele Napoletano, campano DOC nato il 20 aprile 1993, è il bomber più prolifico della penisola. Numeri impressionanti: 9 doppiette e 6 triplette, 43 gol totali in 31 gare stagionali, ovvero più della metà delle 78 reti realizzate dalla squadra del suo paese, il Tre Pini Matese, società casertana di Piedimonte che milita tuttavia nell’Eccellenza molisana, una sorte che accomuna tante realtà italiane relegate ai confini con altre regioni, costrette dunque, sulla base di motivazioni logistiche ed economiche, a disputare campionati, o meglio gironi, diversi da quelli di appartenenza geografica.

Più di 100 gol nei campionati giovanili con la maglia della Giovanile Chieti, 92 reti in tre anni di Eccellenza, sicuramente vi starete chiedendo perché un talento del genere non abbia mai calcato palcoscenici più prestigiosi. Il motivo è semplice, “le favole alla Vardy qui in Italia le vedo impossibili. La mia” prosegue Daniele “sarà anche una visione pessimistica, ma è frutto delle esperienze che ho sempre avuto”. Qualche opportunità in passato però c’è stata, purtroppo poco concreta o insoddisfacente, “nel mondo del calcio purtroppo si trovano facilmente persone poco professionali”, stiamo parlando del Lecce (“quando avevo 13 anni”), del Foggia 2.0 di Zeman (2010-2011), del Giulianova, della Nuorese quest’estate, formazione sarda che milita in Serie D, con la quale al termine del ritiro estivo l’attaccante 23enne non è riuscito a trovare un accordo economico.
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In sostanza Daniele per vari motivi ha sempre finito per ritornare a casa, nella terra a cui è molto legato e con la quale ha instaurato un rapporto viscerale dato che lo ha visto nascere e crescere, quella che ritrova costantemente nei testi dei suoi cantanti preferiti: Clementino e Rocco Hunt. E non deve essere affatto facile staccarsi da Piedimonte Matese, un luogo incantevole e incontaminato, un comune di circa 12.000 abitanti che sorge alle estreme pendici meridionali del monte Matese, vera e propria porta d’ingresso al parco regionale omonimo, diviso tra Campania e Molise, popolato di lupi ed aquile reali, custode della ricca cultura sannitica. “Aver segnato tutte queste reti mi riempie di gioia certo, ma non la vedo come una rivincita, sono solo felice di aver fatto un ottimo campionato. Giocare a casa inoltre non credo rappresenti un limite per me, è una cosa che amo… Chi non vorrebbe giocare per il suo paese? Non c’è vittoria più bella, per senso di appartenenza, motivazioni, orgoglio”. Tra l’altro il livello nel calcio dilettantistico negli ultimi anni si sta alzando notevolmente vista la presenza di campioni affermati, talenti mai definitivamente esplosi o mai realmente valorizzati come Napoletano, in quanto la Lega Pro professionistica, oberata da consistenti spese organizzative e gestionali, finisce spesso per popolarsi di prestiti massicci, contratti annuali, debiti, penalizzazioni e fallimenti. A conferma di quanto detto vi basterà pensare che, a parte il mostro Higuain, gli unici attaccanti che in Italia sono riusciti a sfondare quota 30 reti in stagione provengono tutti dall’Eccellenza.

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Il Pipita tra l’altro rappresenta uno dei suoi giocatori preferiti, una costante fonte d’ispirazione, “ha un fiuto del gol impressionante, è davvero capace di cambiare la partita da un momento all’altro”. Ma il classe ’93 non è un rapace d’area di rigore, è un attaccante molto più completo, abile nel dribbling, nel calciare con entrambi i piedi, estremamente rapido e tecnico, e dotato di invidiabili doti balistiche, “non ho una posizione fissa, mi piace svariare su tutto il fronte d’attacco”. La speranza di una chiamata dal calcio professionistico è sempre viva, anche perché “giocare a calcio per me è davvero importante perché è l’unica cosa che ho, avendo trascurato anche la scuola per dedicarmi a questa mia grande passione. Vorrei crescere sempre di più come calciatore e perché no, fare numeri importanti anche nel calcio che conta. So che sarà dura e dovrò lavorare tanto ma infondo questa è la mia vita”. Tuttavia al Tre Pini Matese Daniele si trova benissimo, percepisce uno stipendio regolare e più che apprezzabile, sente la fiducia di un ambiente che lo apprezza e stima come uomo e come calciatore. Sa che meriterebbe categoria ben più alte, ma chissà che la D non possa arrivare comunque, tramite i playoff o magari per via indiretta, visto che la prima classificata Gioventù Calcio Dauna (il Tre Pini ha concluso il campionato al secondo posto, staccato di una sola lunghezza dalla vincitrice), deferita dalla Procura Federale per un presunto tentativo di illecito, potrebbe ricevere una penalizzazione che la farebbe inevitabilmente retrocedere in classifica, consegnando di fatto una storica promozione ai campani.
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Indipendentemente da quello che sarà il verdetto della Figc (atteso per il 19 maggio, i playoff nel frattempo sono stati congelati), Daniele, come tutti noi, non vede l’ora di siglare nuove reti, da dedicare, come le 43 di quest’anno, “alla famiglia, a tutti i tifosi che ci hanno sempre sostenuto nonostante le mille difficoltà e ad una ragazza in particolare della quale non posso fare il nome”. Giocare a casa propria è un qualcosa di ineguagliabile, giocare per sè e giocare per gli altri vanno a coincidere fondendosi in un legame forte, inscindibile ed imbattibile, e in un mondo di mercenari e opportunisti come quello del calcio diventa sempre più raro, per questo abbiamo deciso di raccontarvi la sua storia. Lo salutiamo con il suo motto, “Lotta per ciò che vuoi”, con la speranza che il calcio gli regali i traguardi a cui aspira, ma con la certezza che comunque il calcio saprà regalargli le soddisfazioni che merita.

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