Caro Babbo Natale,
ti scrivo ancora. E quest’anno ti scrivo dalle colonne di questo blog, nato nella scorsa Estate. E che in questi primi mesi di vita tante soddisfazioni ci ha dato, aumentando giorno dopo giorni i nostri lettori e le voci di chi ci segue, guardando il calcio da un’altra prospettiva. La nostra.

Potrei copiarti le letterine che ti ho scritto negli ultimi anni. E ho il dubbio che non ti siano arrivate, visto che di quanto avevo timidamente chiesto non ho visto nulla. Ma forse è l’ordine delle cose. Forse è quell’eterno sogno che alla vigilia di Natale si ravviva in me. Eviterò di essere ripetitivo. Non credo che riuscirò a evitare che questo articolo, sotto forma di lettera, possa essere più un triste lamento, che mal s’addice all’aria natalizia, su cosa non va in questo mondo. Ma iniziamo con i vorrei. Per non interrompere la tradizione della letterina, e per continuare a guardare al calcio con gli occhi aperti sognanti di chi crede che sia davvero ancora il gioco più bello del mondo.

Vorrei le partite la domenica alle tre. E non ti chiedo la deriva vintage delle radioline, perché son convinto che la partita si veda meglio in tv. E meglio ancora allo stadio. Ma quando finiranno quegli assurdi, quanto orrendi, posticipi e anticipi in giornate e orari lavorativi? Quando capirà chi di dovere che il venerdì sera una trasferta è proibitiva e che la Coppa Italia di mercoledì alle 14.30 è un pugno nello stomaco a chi vorrebbe andare allo stadio?

Vorrei una riforma seria della Lega Pro. E francamente me ne infischio di quante squadre comporranno i gironi della terza serie nella prossima stagione. Ma sarebbe bello, e sarebbe un regalo epocale per i “tifosi di Serie C”, avere un campionato che permette alle proprie squadre una solidità economica che vada oltre la singola stagione. Vorrei non vedere più società fallire a metà anno, presidenti divinizzati cadere come le foglie sui primi freddi autunnali. Vorrei la vecchia Serie C. E non perché sia nostalgico, ma perché c’erano meno promesse latenti – destinate a rimanere promesse eterne – e più storie belle di provincia. E tanta solidità. Vorrei che si sbrogliasse la matassa, ma magari sarebbe il caso di chiedere una riforma seria a Gravina. Buon Natale anche a lui.

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Vorrei che la sicurezza negli stadi non si trasformi nella caccia al petardo nello zaino di un bambino, ma che rimanga – appunto – sicurezza. Così da fare in modo che le famiglie vadano davvero allo stadio e che i bambini possano rimanere a bocca aperta di fronte a una curva che mostra la coreografia più bella nel derby più sentito. In fondo, ma davvero in fondo, è iniziato tutto così.

Vorrei la trasferta libera. Che la tessera del tifoso ha fallito, e ormai è sotto gli occhi di tutti. E continuare a insistere in quella strada – repressiva quanto inutile – vuol dire non ammettere il fallimento del ministero dell’interno nel momento più delicato della gestione dell’ordine pubblico nel calcio italiano.

Vorrei , ma qui effettuo colpevolmente un volo pindarico, la Supercoppa Italiana in Italia. Che sarebbe un’ovvietà, ma il calcio degli sponsor, del marketing, dei confini labili (anche mentali) ha stravolto anche l’ovvio del gioco più bello del mondo. E il calcio sarebbe un gioco da guardare allo stadio. E il biglietto per il Qatar chi lo paga? Scusa le troppe domande.

Vorrei qualche partita di Champions League in più in chiaro. Ma dovrei scrivere a Mediaset. E lì le lettere – senza offesa – le leggono meno di te.

Vorrei vedere qualche partita in più durante le feste. Perché non riesco a capire quale sia il motivo per cui all’estero si gioca il boxing day o il 30 Dicembre e qui son feste per tutti fino all’Epifania. Ma – lo avrai capito – sono tante le cose che non ho ancora capito.

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E ti chiedo scusa, più per lo sfogo che per le richieste. Ci sentiamo l’anno prossimo. Io conservo queste richieste, gelosamente.