Foto: Marcelo Brozovic, Inter (Marco Luzzani/Getty Images Europe)

Tanto tuonò che piovve. Potrebbe essere riassunta con queste poche parole la sfida di Coppa Italia tra Inter e Juventus. Da una parte i bianconeri, squadra schiacciasassi data da molti come prossima alla vittoria dell’ennesimo scudetto, dall’altra una squadra fino a ieri data per morta, a partire dal bar sotto casa, fino ai prestigiosi salotti sportivi della TV. Una partita dall’esito scontato, almeno sulla carta, vuoi per l’imbattibilità bianconera nella doppia sfida di campionato, vuoi per quel brusco 3-0 maturato all’andata che catapultò giocatori, dirigenza e tifosi bianconeri in paradiso.

Ma si sa, sulla terra basta un niente per passare dal celestiale alle fiamme e ieri dalle parti di Torino qualcuno ne avrà avuto la conferma. L’incolore squadra nerazzurra ha surclassato dal 1′ al 105′ i campioni bianconeri, in una partita che avrà condotto al delirio più di qualche tifoso. Una gara da applausi, in cui undici calciatori neppure tanto titolati, hanno dato l’anima per cercare di capovolgere una stagione iniziata bene, ma che da tempo rischiava di capitolare in un incubo senza fine.

Ha vinto il cuore. Ha vinto l’Inter. Ha perso la Juventus, che per più di un’ora e mezza il pallone non l’ha nemmeno visto, surclassata da una squadra rimaneggiata e con la coppia di centrali D’Ambrosio-Juan Jesus che nel momento della lettura delle formazioni avrà provocato qualche brivido, ma che a fine gara è stata celebrata come non si vedeva dai tempi di Samuel e Lucio. A centrocampo c’è stata la grinta, c’è stato il gioco. I muscoli di Kondogbia, l’ostinatezza del piccoletto Medel, l’agilità e la fantasia di Brozovic. Un composto perfetto. Perisic in attacco ha giocato la migliore prestazione da quando è all’Inter, dribbling, cross e gol. Non ha gioito Eder, ancora a secco in nerazzurro, ma in grado di sopperire al malus con il cuore, con la corsa a tutto campo e la voglia di non mollare. Peccato per i crampi. Senza di loro probabilmente sarebbe andata diversamente, soprattutto nella lotteria dei rigori.

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Ha vinto il bistrattato Mancini, che dalla sfida di ieri esce a testa alta, in grado di schierare la formazione giusta e di motivarla quanto basta, due cose che quest’anno si erano viste poco o nulla. E con la consapevolezza di avere ancora il pieno controllo della squadra.

Da ieri la storia è cambiata, il destino è cambiato. Scordiamoci la squadra anemica di questa prima parte del 2016, abituiamoci a quella mai doma vista ieri sera. Perché a volte per poter ripartire è necessario toccare il fondo ed il fondo l’Inter lo aveva toccato da un pezzo. Sarà una squadra diversa. Sarà l’Inter dell’orgoglioso Thohir. Sarà l’Inter dei tifosi. Sarà la pazza Inter. E da qui a fine stagione potrebbe succedere di tutto, perchè la Juventus potrà anche avere la finale, ma la gloria ce l’ha qualcun altro, senza ombra di dubbio.