SOLBIATE ARNO, ITALY - JULY 14: Alessio Cerci of AC Milan looks on during the preseason friendly match between AC Milan and Legnano on July 14, 2015 in Solbiate Arno, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Cosa consente ad un campione del nostro calcio di affermarsi come tale? Il talento a volte non basta, soprattutto negli ultimi tempi. Giovani promettenti con meno di vent’anni vengono travolti da un vortice di notorietà ed eccessiva ricchezza. Un benessere che spesso cade letteralmente dal cielo. Ecco perché ciò che conta è che la testa accompagni gambe e piedi, per fare in modo che un giovane di prospettiva mantenga le promesse e si avvii al completamento di una brillante carriera. Nel calcio del terzo millennio, questo “stato di grazia” diventa sempre più raro. Blog di Calcio ha quindi scelto 5 giocatori italiani, tra i più deludenti rispetto alle potenzialità che non sono mai riusciti ad esprimere, almeno ad alti livelli.

1. Cassano (attaccante – Sampdoria)

Lo sentiamo ancora parlare -in terza persona- della propria testa e di quanto è stato fesso, durante praticamente tutta la sua carriera, ad allenarsi poco, mangiare tanto e a non prendere mai la sua professione sul serio. Cassano fa autocritica in pubblico da anni, ma ha cambiato davvero poco del suo modo di fare, dentro e fuori dal campo. Si sarà calmato un bel po’ rispetto a dieci anni fa, questo è certo, eppure ha sprecato il suo talento. Ecco perché nell’attimo stesso in cui lo si esalta per una partita dove ha mostrato giocate di classe purissima, non si può far a meno di pensare quale grandissimo campione avrebbe potuto essere.

2. Balotelli (attaccante – Milan)

È il successore naturale di Cassano, in Nazionale, come nei grandi club di cui fa e ha fatto parte. Mourinho disse correttamente di lui che sarebbero passati anni e avremmo continuare a parlare del comportamento di Mario. Balotelli non ha avuto il piacere di smentirlo, né la motivazione né la voglia di far rimangiare queste parole al tecnico portoghese. Quale “Bad Boy”? Solo un grande talento accompagnato da tanta fragilità.

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3. El Shaarawy (attaccante – Monaco)

Una meteora. Il suo inizio fu folgorante, perché El Shaarawy segnò tantissimi gol in pochi mesi, illudendo il Milan di aver pescato l’ennesimo jolly dopo Ibra e Kakà. Poi il declino, segnato prima dalla non facile coabitazione con Balotelli e successivamente da una serie di infortuni accompagnati da problemi di natura personale. Ora, si parla di lui come un peso, un esubero, utile solo a portare qualche milione nelle casse del Diavolo. Cosa gli sarà mai successo? Non spetta a noi appurarlo, ma è certo che il Faraone non sarà mai il fuoriclasse prospettato all’inizio.

4. Destro (attaccante – Bologna)

Cresciuto nelle giovanili dell’Inter, è esploso a Siena. Ha avuto la grande opportunità di affermarsi come uno degli attaccanti italiani più forti con la maglia della Roma, ma l’ha sprecata. Poi al Milan, dove probabilmente è capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Quest’anno con il Bologna ha l’obbligo di riscattarsi, ma appare evidente che la sua carriera sia già stata segnata dalle esperienze passate. Il suo nemico peggiore è stata l’incostanza e l’indolenza con cui ha affrontato le sfide più importanti.

5. Cerci (ala destra – Milan)

È uno dei pochi esempi al mondo di calciatore in grado di farsi valere sotto un’unica guida tecnica, quella di Giampiero Ventura. Sotto l’egida del tecnico genovese, Cerci è letteralmente devastante. Senza di lui, invece, sembra trasformarsi in un giocatore dal bagaglio tecnico molto limitato. La natura di questa sorta di bipolarismo delle sue prestazioni sportive sta, probabilmente, nell’incapacità del giocatore di affermarsi ad alti livelli, non solo per qualche limite tecnico, ma soprattutto per ragioni di carattere emotivo.

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