L’argentino ha il contratto in scadenza a giugno, le piste più calde portano al trasferimento al Milan o alla Juventus ma su di lui aleggiano silenziosamente anche Inter, Roma, Napoli e diverse squadre di Liga e Premier. Il giocatore si trova attualmente in uno dei punti più alti della sua altalenante carriera: senza dubbio si è rivelato uno dei migliori giocatori dell’ultima finale di Europa League, forse addirittura el hombre del partido se non fosse stato per quel Bacca passato nel frattempo in rossonero. Banega è stato acquistato la scorsa estate dal Siviglia per sostituire il metronomo Ivan Rakitic per una cifra intorno ai 2,5 milioni di euro, pochi considerando i suoi 26 anni (ora ne ha 27) ed il valore di mercato solamente di qualche anno fa. Mossa di mercato dunque azzeccatissima: 48 presenze stagionali, 3 reti e 5 assist. In questa stagione si sta addirittura superando con i suoi 6 gol (2 in Champions) e 2 assist in 17 gare. Andiamo ora oltre i numeri e analizziamo il suo stile di gioco, stiamo parlando del classico centrocampista i cui tacchetti sono in grado di ricoprire ogni singola zolla del campo: generoso, grande personalità, rapido, ottima visione di gioco, tecnica sopraffina e baricentro basso da movimenti ad alto tasso di tango argentino per un soprannome, El tanguito, che lo accompagna sin da piccolo.
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Il ragazzo ha avuto una carriera piuttosto controversa. Ad 8 anni era già noto in tutta Rosario, nel derby infatti tra le due principali società giovanili della città, gran parte della gente si riuniva al campo per ammirare la sfida tra lui ed un certo Leo Messi. La pulce era già di un altro pianeta ma quel ragazzo un po’ grassottello dal fisico maradoniano sembrava riuscirgli a tenere testa. Jorge Ruffia, suo allenatore al Newell’s, lo porta con sé al Boca Juniors nel 2000 ed il talento non tarda a manifestarsi. Nel precampionato del 2006 convince Alfio Basile, viene aggregato alla prima squadra dove conquista a mano a mano il posto da titolare. L’annata successiva è di quelle di ricordare, il nuovo tecnico Miguel Ángel Russo lo fa diventare uno dei pilastri della squadra, ed Éver, appena 18enne, conquista un secondo posto in Campionato, la Coppa Libertadores del 2007 (conseguente finale del Mondiale per Club persa contro il Milan), una Coppa del Mondo under 20 da star e la medaglia d’oro ai giochi di Pechino con l’Albiceleste.

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In Argentina diventa un idolo, viene designato come uno dei prospetti più interessanti di sempre e nominato futuro fuoriclasse di livello mondiale. L’Europa non può attendere ulteriormente, il Real Madrid si assicura un diritto di prelazione sul ragazzo con Barcellona e Milan alla finestra. La prima squadra però a formulare un’offerta ufficiale è proprio la Juventus (15 milioni di euro) ma il Boca decide ovviamente di venderlo al miglior offerente, il Valencia (19 milioni di euro), facendo sfumare la prima di molte chance di un approdo nel calcio italiano. I primi 6 mesi in Spagna non sono produttivi, Banega trova poco spazio e finisce presto nel dimenticatoio. Ad agosto 2008 al Mestalla decidono di cambiare tecnico, arriva il giovane Unai Emery, il quale incerto del suo potenziale opta per mandarlo un anno in prestito all’Atletico Madrid. L’argentino realizza il suo primo gol in Liga ma le sue prestazioni non gli valgono la riconferma, i Colchoneros decidono di non riscattarlo. Banega così torna alla base, una cessione però sembra imminente: Everton o Stoccarda? Nessuna delle due, per problemi burocratici i trasferimenti non si concretizzano e per l’argentino inizia un periodo di profonda crisi interiore tra espulsioni, risse, alcool e video hard postati su internet.
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Emery non lo abbandona e gli concede un’altra possibilità. L’argentino ritrova la fiducia nei propri mezzi, ritrova le sue giocate, le sue verticalizzazioni, i suoi gol e i suoi lampi di genio. Nel 2012 tuttavia il suo mentore si dimette e vola in Russia in seguito ad alcuni dissidi con i vertici societari. Per Éver è la fine, inizia il periodo della sfortuna: si rompe clamorosamente tibia e perone facendo rifornimento alla sua Ferrari (si era scordato del freno a mano) e dopo qualche mese la stessa macchina prende inaspettatamente fuoco mentre riesce ad uscirne illeso. Nuovi intrecci di mercato, l’Inter ed il Napoli sembrano fortemente interessate ma il prezzo fissato dal Valencia è troppo alto per una testa calda come lui. Nel gennaio 2014 opta dunque per tornare in patria: prestito semestrale alla sua ex squadra, il Newell’s Old Boys. Banega a Rosario ritrova la serenità e viene anche convocato da Sabella nella lista dei 30 in vista del Mondiale in Brasile, venendo successivamente tagliato dai 23 definitivi suscitando non poco scalpore sulla stampa argentina che rimprovera il tecnico della Seleccion per aver eliminato dalla rosa l’unico vero regista a disposizione. L’ennesima grande delusione, questa volta ancora più cocente, sentirsi a 26 anni esclusi da quello che avrebbe potuto essere il suo unico Campionato del Mondo. Éver allora torna ai campetti di provincia in compagnia di bambini e dilettanti ma viene incriminato da un’inchiesta giornalistica che lo ritrae davanti ad un ritratto-murales di un boss in un quartiere controllato dai Los Monos, una delle principali organizzazioni di narcotrafficanti, e lo accusa di essere stato partecipe di alcune operazioni illecite riguardanti il suo cartellino, la cui vendita sarebbe servita a ripulire del denaro sporco degli stessi narcos (il suo agente è non a caso il Marcelo Simonian del caso Pastore-Zamparini, mentre colui che lo ha scovato è Francisco Lapiana, uno dei tanti padrini alla Gustavo Mascardi, arrestato per presunti legami con la criminalità organizzata).

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Banega a questo punto si sente tradito, inizia a guardarsi anche dai propri amici, si isola e si rinchiude in casa in compagnia della famiglia e dei suoi cani (ha fondato assieme ad Javier Pastore l’associazione senza fini di lucro Soplo de Vida con lo scopo di aiutare i cani in difficoltà). Poi un giorno di agosto squilla il suo cellulare, arriva la chiamata tanto attesa, Emery lo vuole riportare in Spagna ed ha in mente un nuovo ciclo vincente. Torna il vero Éver, tornano i suoi dribbling, tornano le sue uscite palla al piede a testa alta, torna la garra di chi ha calcato la Bombonera, tornano i suoi numeri ed il Siviglia conquista la seconda Europa League consecutiva e un quinto posto in campionato. Il tecnico basco, nonostante le tante indiscrezioni, in estate non si è mosso da Siviglia, l’argentino potrebbe a sua volta ancora decidere di rinnovare in modo da avere la continuità che gli è mancata in tutti questi anni. L’Italia, dopo averlo corteggiato a lungo, ha l’occasione giusta per portarlo nel Belpaese. Nel frattempo lui si è preso le sue rivincite anche se ci resta la consapevolezza di aver visto ancora troppo poco da un talento straordinario la cui testa non è riuscita a sostenere il peso della tecnica e delle pressioni.