Partiamo da un presupposto: mettere insieme sette teste che convivono nello spazio di un monolocale, che si urtano, si sfottono e la pensano diversamente su ogni cosa, è una maledetta impresa. Eppure, se non fosse stato per la sfortunata gara di Valentino, stiamo per concludere ufficialmente la prima mezza giornata del nostro tour, provando a capire un po quello che ne potrebbe venire fuori.

Dopo quattro lunghissime ore passate a riempire il camper di ogni cosa, possiamo dire di avere abbastanza vestiti per vivere un mesetto, abbastanza cibo per mangiare almeno due anni, di aver dimenticato abbastanza cose fondamentali.I preparativi, i saluti, l’affetto di chi ha speso anche solo due minuti per augurarci buona fortuna, la foto prima della partenza a sancire il definitivo varo del nostro camper, un po come accade con le bottiglie di spumante e le navi.

In questo momento, mentre scrivo, siamo in viaggio da più di tre ore ed Andrea, alla guida fin dalla partenza, ha ufficialmente chiesto il cambio a Piero Neve. Vincenzo è svenuto nel letto da mezz’ora, probabilmente non riusciremo a dormire fino a domattina. C’è un clima particolare, di attesa. Siamo quasi tesi perché sappiamo di non poter sbagliare ma sentiamo il bisogno di staccare la spina e divertirci, già ora.
Abbiamo superato Foggia e ci siamo immessi sull’Autostrada, il navigatore dice che dovremo svoltare a destra tra 540 chilometri. Nella incredibile quiete che aleggia nel salottino c’è un solo uomo al comando: un freschissimo Oronzo Camarda si muove, parla e ride come se fosse mezzogiorno, lui si è già trasformato in una dinamo.

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A cura di Massimiliano Chirico