Quando Maradona affrontava Platini, e Terracenere li marcava a uomo uscendo dal campo con un’ammonizione e basta. Perché se non avevi la classe degli altri qualche calcio in più, sugli stinchi, ti era concesso. Gli anni in cui Luis Silvio arrivò a Pistoia scambiato per un bomber e invece era un’ala destra incompresa, resa ancora più ridicola da quella maglietta arancione. Gli anni in cui Renato Portaluppi se la spassava con la dolce vita romana, tra un dribbling (sbagliato) e un gol (mancato). Le maglie erano dall’1 all’11 e le formazioni le imparavi a memoria, senza arrossire, nonostante i campioni. Non ci si vergognava a scoprire che certi campioni preferivano Avellino a Manchester, Ascoli a Barcellona, Udine a Madrid. Perché l’Italia era il centro del mondo calcistico, e non solo.

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