“Nascerà qui al ristorante ‘l’orologio’ e si chiamerà Fc Internazionale perchè noi siamo fratelli del mondo”

Il manifesto dell’Inter non mente. L’identità del club di C.so Vittorio Emanuele è trasversale tra i popoli, li accomuna senza discriminazioni di nazionalità. L’hanno chiamata Argent-Inter, in virtù delle stagioni passate con più di 10 atleti albiceleste in rosa, poi è stata l’Inter del ‘clan dei brasiliani’, una storia costruita dall’avvento di Ronaldo (quello vero) in poi.

Adesso è l’Inter-ic quella dei giocatori di origine balcanica, dato che la rosa attuale si caratterizza per la presenza di ben 6 atleti provenienti dall’ex-Jugoslavia, che hanno nella desinenza del nome la vocale “i” e la consonante “c”, con l’eccezione dell’albanese Manaj a confermare la regola.

Perisic, Brozovic e Ljajic hanno collezionato 74 presenze in tre e, con le 29 di Handanovic in porta, superano le 100 in nerazzurro, costituendo la nuova identità di un’Inter dura e di carattere, e l’immagine di una squadra sempre più ‘ic’.

In passato, altri grandi campioni di origine balcanica hanno militato tra le fila nerazzurre, vediamo di chi si tratta.

Stankovic: 326 volte in campo, per difendere la maglia nerazzurra. Uno dei capitani del ‘triplete’ e autore di un gol d’antologia contro lo Schalke, tra le tante altre prodezze balistiche della sua storia ‘italiana’, che lo ha visto prima alla Lazio e poi per due lustri all’Inter.
Oggi Dejan è il pigmalione dei vari Adem, Stavan, Marcelo, Ivan e Rey, arrivati da poco all’Inter e tutti accomunati da un inizio non proprio idilliaco, che li ha visti recitare da comparse nel film nerazzurro diretto da Mancini.

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Ibrahimovic: Passaporto svedese, ma il buon sangue, quello di origine balcanica, non mente. L’unico a passare da ‘zingaro’ a sostituto della Torre Eiffel in poco più di diec’anni di carriera, Zlatan è stato uno dei campioni più amati dell’Inter scudettata di Mancini. Autore di 66 gol in 117 presenze, è sicuramente il simbolo di una squadra che tornava a fare la voce grossa in campo e si preparava ad mentalità ancora più vincente, quella del triplete. Nella sua gloriosa carriera, caratterizzata da tanti scudetti, manca purtroppo la coppa dalle grandi orecchie.

Mihajlovic: Sinistro magico e difensore centrale col vizio del gol, ha fatto solo due anni in nerazzurro, ma gli sono valsi varie coppe e lo scudetto del 2006. Passato subito dal campo alla panchina come vice-Mancini, ha proseguito il suo percorso da allenatore sempre in Serie A, con fortune alterne e nessuna affermazione importante.

Pandev: Macedone, portato in Italia dall’Inter, si è affermato nella Lazio. Nella formazione nerazzurra, per circa un anno e mezzo, ha segnato poche reti e vinto tanto, 6 titoli. Fondamentale un suo gol al Bayern Monaco, nel Marzo 2011, per la qualificazione della squadra guidata allora da Leonardo ai danni dei bavaresi.

Kovacic: Genietto della mediana, a volte troppo ‘Jobsiano’, ha passato tre stagioni non semplici all’Inter, coincise con una serie di scosse di assestamento in società: due cambi alla guida tecnica, da Stramaccioni a Mazzarri, prima dell’ingresso in società di Thohir. Pagato come un enfant prodige a soli 18 anni, è stato venduto al triplo del suo valore al Real Madrid l’estate scorsa, dove ha trovato il suo idolo Modric, ma non ancora la titolarità né l’identità tattica.

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Jugovic: Parte di un Inter ‘Lippiana’ della quale nessuno ha un buon ricordo. Si perde nei meandri del biennio 1999-00, tra la concorrenza dei vari Farinos, Dalmat, Seedorf, e di un acerbo Andrea Pirlo. Arriva tardi in nerazzurro, quando la sua carriera era già sul viale del tramonto.