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Battere il Bayern Monaco all’Allianz Arena o pareggiare con almeno 3 gol a testa. L’imperativo categorico della Juventus aleggia a Vinovo dal giorno dopo l’andata allo Stadium, ma diventa sempre più insistente nelle ore che segnano l’avvicinamento al calcio d’inizio. La partita d’andata ha lasciato qua e là qualche indizio tattico che Massimiliano Allegri dovrà saper trasformare in diktat per il ritorno, senza mai dimenticare che il contesto ambientale avrà il proprio impatto anche su un match così importante. La prima certezza, semmai ve ne fosse bisogno, è che va evitato l’approccio avuto all’andata. Non ha (più) senso avere paura, dopo aver pareggiato l’andata: questo è il momento di osare. Dentro o fuori. Anche nell’atteggiamento. L’andata ha dimostrato come se ci si fa schiacciare dal Bayern si prende gol invece se si prova a rispondere agli attacchi, magari, si riesce a giocare e a fare male. Sembra la certezza più vecchia del mondo, ma dipende dalla testa, prima che dal contesto tattico.

Poi c’è il modulo: con Dybala sarebbe stato 4-4-2 in fase di non possesso, 3-5-2 in fase di possesso, probabilmente. Alvaro Morata titolare (seconda certezza) dà la sensazione che si possa giocare anche con un centrocampo a 5, almeno in fase di copertura. Un 4-5-1 mascherato, ma neanche tanto poi, con Morata largo a sinistra e Cuadrado largo a destra, con Hernanes in cabina di regia e Pogba-Khedira a fare da interni. Il tutto con Mandzukic testa di ponte per provare a sfondare il muro tedesco. Oltre ai numeri, ai moduli, anche qui conta la testa. E l’atteggiamento. La gara d’andata ha dato un’ulteriore certezza a Massimiliano Allegri, tutt’altro che scontata: questo Bayern può andare in difficoltà contro una squadra che pressa la prima linea di possesso. Sarà perché Vidal, se pressato, perde qualche certezza, sarà perché contro un Mandzukic come quello dell’andata andrebbe in difficoltà chiunque. Ma era tutt’altro che scontato che i baveresi andassero in difficoltà con il pressing alto, cioè sulla prima linea di possesso (disegnata sull’asse Kimmich-Vidal-Alaba, in fase attiva): la partita d’andata ha fornito ad Allegri anche questa idea. Sarebbe il modo migliore per mettere le cose in chiaro.

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La difesa a 4 della Juventus storicamente in stagione non ha dato grandissime sicurezze al tecnico livornese, ma questa è tutta un’altra storia. Bloccare Lichtsteiner vuol dire bloccare il Bayern sulle fasce: lo svizzero serve più in fase di copertura, che in proposizione offensiva. Non andare mai (o quasi) in inferiorità numerica sugli esterni difensivi sarebbe già un primo passo. Il resto arriverà con i raddoppi costanti a metà campo, la spinta di Cuadrado in contropiede, il “mediano Mandzukic” in attacco, il pressing sulla prima linea e l’importanza di Hernanes in cabina di regia. Con passo lento, ma precisione negli appoggi: quel ruolo, in questa rosa, lo sa fare solo lui.

Servirà il cuore alla Juventus. Ma servirà anche la testa. Per tentare di spingersi fin dove può arrivare, per cercare di scrivere un pezzo di storia. Perché quelli sono il Bayern Monaco, e sicuramente sono più forti, ma non mettere a frutto la partita d’andata non sarebbe da Allegri. Non provarci, almeno, non sarebbe da Juventus.