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Un sabato sera da sogno, il finale perfetto di un film pluripremiato, di quelli così riusciti che un regista potrebbe pensare di appendere la cinepresa e la pellicola al chiodo, chiudere la carriera o un capitolo considerevole della propria arte. 36 reti in 35 gare, superato il miglior marcatore della storia del Milan Gunnar Nordahl, battuto dopo 66 anni il record di gol in una singola stagione di Serie A. Mica male per un perdente, mica male per un eterno secondo. L’argentino è entrato di diritto nella storia del calcio sfondando il muro eretto dagli scettici, critici, invidiosi, i suoi numeri impressionanti infatti rimarranno intatti per lungo tempo: 1 gol ogni 83 minuti, Higuain è il calciatore ad aver vinto con il maggior distacco la classifica marcatori del campionato italiano, ed è l’unico calciatore, insieme a Diego Armando Maradona, ad essere riuscito ad andare a segno per sei giornate consecutive nel nostro campionato. Inoltre, a riprova di quanto sia straordinario questo primato, in una lega storicamente considerata da tutti come la più difensivista, tattica e catenacciara, basterà pensare che da quando è stata istituita la A a girone unico (1929-30), solo Meazza, Borel, Hansen, Angelillo e Luca Toni sono riusciti a realizzare 30 o più reti.

Per la Liga spagnola potrebbero anche essere statistiche normali: la Scarpa d’Oro Luis Suarez ha siglato quest’anno 40 gol, ed in passato i due alieni Messi e Cristiano Ronaldo hanno addirittura sfiorato quota 50. Magari il Pipita, senza quelle 3 giornate di squalifica, avrebbe potuto raggiungere, chissà superare, il cannibale uruguaiano, tuttavia la cosa che salta subito all’occhio è che l’attaccante azzurro, se confrontato agli altri top-player mondiali, appare in fin dei conti come un giocatore normale, umano, decisamente meno mostruoso dei colleghi che occupano, anzi rubano, il panorama calcistico contemporaneo. Partiamo dall’estetica, nell’immagine di copertina notiamo una maglia fradicia, un uomo già mezzo stempiato, bianco smunto, pasciuto, barba poco curata, naso alla Pulcinella (il padre Jorge ne aveva uno ancora più importante, per questo lo chiamavano El Pipa, piccola pipa, da qui Pipita, con un valore però di qualcosa di prezioso). Stesso discorso per la caratteristiche fisiche e tecniche: Higuain non ha il talento di Messi, quella capacità di creare spazio, inventare la giocata svincolandosi da qualsiasi assillo tattico, non ha la fantasia, lo stile ed il dribbling di Neymar, il fisico scultoreo e la determinazione di Cr7, l’equilibrio e la versatilità di Lewandowski, la cattiveria e la reattività di Suarez, la potenza e l’eleganza di Ibrahimovic.

Foto LaPresse - Gerardo Cafaro
Foto LaPresse – Gerardo Cafaro

Un beniamino atipico, un eroe silenzioso, un antipapa, usurpatore dei campioni legittimi, costantemente imbronciato, cupo, schivo, antipatico. Per il peso che ha avuto in questa stagione lo si potrebbe paragonare esclusivamente ai bomber che hanno popolato il nostro campionato negli anni ’90, uno su tutti: Gabriel Omar Batistuta, ma Higuain rappresenta un giocatore unico, sa fare tutto senza avere nulla di particolare. Tecnico ma penalizzato da un baricentro troppo alto, rapido in campo aperto ma rallentato da una corsa pesante e macchinosa, poco dinamico nel breve eppure devastante nei cambi di direzione e nelle finte disorientanti, forte fisicamente ma non in maniera significativa rispetto ai suoi avversari, immarcabile nel gioco spalle alla porta, eccelso nella difesa del pallone, nello scatto sul filo del fuorigioco, nell’attaccare la profondità, ma al contempo abile nel gioco tra le linee, favorendo i costanti tagli alle sue spalle degli esterni, su tutti Callejon, e dotato di una visione di gioco da regista. Due caratteristiche fuori dal comune però il Pipita le possiede. La prima è rappresentata dalle conclusioni, potenti e precise, efficaci nella stessa misura con entrambi i piedi, la seconda dal non sentirsi mai pago. La garra argentina in lui è quasi esasperata, alterata da una forte sensibilità d’animo che lo rende a volte insicuro, nervoso, ossessionato dal gol, dal dover dimostrare a tutti il proprio valore. E questa volta ci è riuscito, quel 36esimo gol l’ha cercato, voluto a tutti i costi, si è visto da come è corso a recuperare il pallone in fondo al sacco dopo la prima rete, da come l’intera squadra l’ha supportato per infrangere quel record.
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Proprio questa perenne insoddisfazione di sé, capace di smorzarsi esclusivamente quando la palla entra in rete, riceve l’abbraccio caloroso dei compagni, o ascolta i partenopei invocare a squarciagola il suo nome, probabilmente gli permette di colmare il gap fisico e tecnico che lo divide dai giocatori alieni suddetti. L’argentino è un calciatore intelligente come pochi, possiede un senso della posizione ineffabile, studia la posizione di compagni ed avversari, pensa, ragiona, anticipa le loro mosse, i loro movimenti, risultando imprevedibile. Il gol siglato contro il Genoa al San Paolo dimostra proprio questo: De Maio, fino a quel momento ineccepibile, gli concede due centimetri, l’argentino riesce a trovare in un fazzoletto lo spazio per concludere in maniera magistrale verso il palo lungo del portiere. Ma questa innata intelligenza tattica a volte sembra ritorcerglisi contro, portandolo a sentire eccessivamente alcune gare, ad arrivare quasi impreparato nelle situazioni di gioco più semplici, commettendo talvolta errori clamorosi ed inspiegabili. Higuain attualmente sta vivendo un momento magico, si trova nel punto più alto della propria carriera, ha raggiunto una maturità che bilancia perfettamente la consapevolezza dei suoi mezzi e dei suoi limiti, permettendogli di compiere quasi sempre le scelte giuste, semplici o geniali che siano. Grandi meriti vanno ad un allenatore che ha saputo prenderlo nel modo giusto e motivarlo al meglio, ad un ambiente che lo stima e responsabilizza, rendendolo dipendente dal resto della squadra ma allo stesso tempo indispensabile.

Nei prossimi giorni verrà svelato il futuro del Pipita. Alla maggior parte dei tifosi napoletani piacerebbe continuare a vederlo in azzuro anche in futuro, ed anche chi vorrebbe fare cassa per costruire un Napoli sempre più competivo è pronto ad ammettere che Higuain resta insostituibile, anche se magari sbaglierà altri uno contro uno come quello con Neuer nella finale Mondiale, fallirà rigori come quello contro la Lazio lo scorso anno che ha condannato il Napoli all’Europa League o come quello contro il Cile in finale di Copa America.

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