surfing the UEFA Europa League match between Napoli and Brugge on September 17, 2015 in Naples, Italy.

«Sarri non è un allenatore da squadra vincente». La pensava così Diego Armando Maradona dopo le prime tre giornate di campionato sul nuovo tecnico partenopeo Maurizio Sarri. E chi, in quel momento, avrebbe mai potuto dar torto al “Pibe de Oro”? Il partito dei nostalgici di Benitez si stava ingrossando, a differenza della classifica degli azzurri, che rimaneva molto deficitaria. Poi improvvisamente la svolta. Gol, e tanti, sotterravano prima la Lazio e successivamente il Club Brugge in Europa League. Iniziava la risalita. Il pareggio di Modena contro il Carpi rimarrà l’unica parentesi senza reti e vittoria, prima dei cinque successi consecutivi in Serie A. Tra questi, la dimostrazione di forza al San Paolo contro la Juventus e la definitiva consacrazione a San Siro contro un Milan letteralmente strapazzato per 4 a 0. E infine, la vittoria sulla Fiorentina, capolista solitaria in quel primo frangente di campionato. Come avrà mai fatto il napoletano Sarri a cambiare così velocemente le sorti della propria squadra? Escludendo il gioco delle tre carte, vediamo quali sono stati i capisaldi della sua rivoluzione.

1. CAMBIO MODULO: Il 4-3-1-2 iniziale e suo personale marchio di fabbrica viene accantonato per cercare di coprire meglio il campo con il 4-3-3. Cambiano anche gli interpreti, con Gabbiadini che assume sempre più il ruolo di vice Higuain, e un tridente titolare composto da Insigne, Callejon e la punta argentina. La prima mossa di Sarri è decisamente improntata al cambiamento tattico.

2. RILANCIO DI JORGINHO: E titolarità persa da parte di un deludente Valdifiori. La preferenza del regista brasiliano al nativo di Lugo di Romagna rappresenta un’ulteriore svolta: qualità e sostanza iniziano ad essere delle costanti della mediana partenopea, completata ad arte da Allan ed Hamsik.

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3. RITROVATO EQUILIBRIO DIFENSIVO: Un fattore indispensabile, del quale i tifosi napoletani sentivano maledettamente la mancanza. Con Benitez, il Napoli era troppo spesso soggetto alle incursioni e ai gol avversari. Problema che si era presentato anche ad inizio stagione con Sarri, il quale però, accantonato Chiriches, ha saputo ritrovare i migliori equilibri del reparto.

4. UN TRIDENTE CHE SI COMPLETA: Callejon corre tantissimo sulla fascia, Insigne dà fantasia e rifornimenti puntuali ad Higuain, che ha a disposizione 5/6 palloni buoni a partita. L’attaccante argentino diventa così il terminale ideale dell’azione azzurra. Le sue doti vengono esaltate dalla coralità della manovra del tridente, e il suo compito si riduce a terrorizzare i portieri avversari con conclusioni potentissime. Anche Insigne ha ritrovato le sue peculiarità migliori, risultando uno dei protagonisti assoluti dell’exploit partenopeo. Callejon, dei tre, rimane il più sacrificato, ma il suo dinamismo è indispensabile per gli equilibri di squadra. Insomma, l’attacco del Napoli sembra una macchina perfetta.

5. L’IRONIA DEL VERO NAPOLETANO: Napoletano di nascita ma con accento forestiero perché, figlio di operai toscani, ha vissuto tanti anni in provincia di Firenze, Sarri vince già in conferenza stampa. L’ironia e la furbizia sono tipiche della terra natia, mentre la filosofia sembra proprio quella del “toscanaccio”. In questo, il nuovo mister del Napoli è diversissimo dal suo predecessore, molto più serioso. Anche quest’ultimo aspetto della rivoluzione “sarriana” sta convincendo tutti.