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La favola Leicester ha preso forma. La vittoria del campionato da parte di una squadra che non è tra le solite. Non ha speso i milioni di Euro del Chelsea di Abramovich, non ha la storia gloriosa del Manchester United né ha fatto le follie del Manchester City, ha vinto “un’altra” squadra. Quella che con il passare delle giornate è diventata la squadra di tutti, compresi tifosi provenienti da altre nazioni. Tutti in festa, una città intera in delirio. Ma chi ha vinto davvero questo campionato?

La favola della squadra dei poveri è smontabile in pochi passaggi. Così come il paragone con il Sassuolo, o con qualunque medio-piccola italiana. I proprietari del Leicester sono Vichai Srivaddhanaprabha e il figlio Aiyawatt sono tra gli uomini più ricchi del mondo. Hanno proprietà che valgono l’ingresso nella top 20 mondiali dei possidenti, e un patrimonio da circa 90 mila milioni di Euro. Una cifra, di fatto, inquantificabile. Un patrimonio che giustifica in pieno il successo sportivo, già vissuto per altro nel Polo. Una famiglia di miliardari a capo di una squadra di calcio. Non è, in questa chiave, la favola del calcio romantico di una volta. Anzi.

Il monte ingaggi del Leicester è tra i più bassi della Premier League, ma è comunque superiore ai 61 milioni di Euro. Cifre lontane anni luce da quelle italiane, ma comunque basse per la Premier. Questo forse è l’elemento fiabesco della vicenda: una squadra che spende, in ingaggi, un quarto del Chelsea. 61 milioni di Euro però sarebbe un lusso per qualunque squadra italiana che non sia la Juventus, l’Inter e il Milan. Il Napoli ne spende 73, la differenza tra i partenopei e il Leicester da questo punto di vista è poi abbastanza esigua. Milan e Inter hanno un monte ingaggi di poco superiore agli 80, e anche qui le differenze non sono poi così importanti. Vardy guadagna poco meno di Higuain (5.3 milioni di Euro contro i 5.5 dell’attaccante argentino) e più di Paul Pogba (4.5 mln). Questa è una chiave di volta che non funziona a livello nazionale per smontare la favola dei poveri, ma che rende l’idea di una squadra economicamente potente, almeno per i nostri standard.
In grafica potete leggere gli stipendi dei calciatori del Leicester per settimana.

Il Leicester però ricava quasi 100 milioni dai diritti tv: per la precisione sono 96 i milioni di Euro che la squadra allenata da Ranieri prende dalla ripartizione dei diritti televisivi. La Juventus, squadra al top in Italia in questo ramo, ne ricava 94. Differenze sostanziali nella ripartizione ma anche nell’ammontare complessivo: differenze economiche tra Premier League e Serie A, che renderanno competitivo a livello europeo il Leicester.

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Le volpi, neo campioni d’Inghilterra, giocano in uno stadio di proprietà (poco più piccolo dello Juventus Stadium) e hanno avuto guai economici in passato. Nel 2013-2014 il passivo era importante, tanto che il bilancio della società è stato più volte ripianato dalle casse personali della proprietà, e per questo il Leicester è stato in passato nel mirino del Fair Play Finanziario di marca britannica (cioè esercitato dalla Football Association e non dalla Uefa). In tutto questo c’è una città da oltre 200 mila abitanti, con un interland che sfiora il mezzo milione di abitanti.

Il Leicester non è stata probabilmente la favola che è passata mediaticamente del Davide contro Golia. Rimane una storia bellissima in un calcio sempre più avido di esempi del genere, ma costruita su facoltà economiche importanti e su debiti regressi ripianati utilizzando proprietà familiari. E questo Leicester ha vinto sfruttando le pecche degli avversari, avendo speso molto meno, costruendo un gruppo straordinario e una storia da brividi. Ma senza dimenticare tutto il resto, sennò non si ha idea di cosa sia questo successo. Perché nel calcio funziona così.