Attaccante puro, classe ’79, Salvatore Bruno è ormai un’icona del calcio italiano. Da quando mosse i primi passi nel calcio professionistico di anni ne sono passati, ma la sua verve realizzativa e la gioia di correre dietro ad un pallone non sembrano affatto diminuite. Come è normale che sia, la sua esperienza calcistica (ancora in corso) non è stata tutta rose e fiori. Di alti e bassi nella carriera di un calciatore ce ne sono a bizzeffe, figuriamoci in quella di un attaccante fisico come il giocatore campano. Quei momenti in cui la palla in porta non vuole proprio entrare, Bruno li ha vissuti eccome, ma è sempre stato in grado di uscirne con eleganza e prepotenza.

Bruno inizia a lanciare chiari messaggi sulle sue abilità tecniche a partire dal 2000 quando, dopo qualche anno di gavetta indispensabile per chi voglia temprare fisico e carattere, vive da protagonista le stagioni con la casacca dell’Ascoli, rivelandosi uno degli uomini decisivi per la promozione del club marchigiano in Serie B, con 15 reti e segnandone 10 alla prima stagione in Serie B. Il tutto a soli ventidue anni. Da allora la sua cavalcata subirà qualche battuta d’arresto a causa di una serie di trasferimenti che gli impediranno di rendere al massimo. Dall’estate del 2003 al gennaio del 2006 girerà l’Italia passando per Ancona, Bari, Catania, Torino, Chievo Verona, Brescia, fino ad arrivare a Modena. E sarà proprio da questa esperienza che inizierà a prendere corpo il mito di Salvatore Bruno, in concomitanza con le stagioni maggiormente prolifiche della sua carriera. Con la maglia dei canarini scenderà in campo 131 volte in tre anni e mezzo realizzando 51 reti, più della metà di quelli realizzati nella serie cadetta fino ad oggi. Dopo il Modena ci saranno gli anni col Sassuolo e Juve Stabia, anch’essi nel segno del gol ed un romantico, ma sfortunato ritorno al Modena nell’inverno 2013-2014.

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In estate ed a trentaquattro anni, prende la decisione di salutare i campi della Serie B e di scendere di categoria, probabilmente perché lì un affezionato del pallone come lui può ancora giocare divertendosi, un po’ come facciamo tutti ai tempi dell’oratorio. E probabilmente non è un caso che proprio in Lega Pro Salvatore Bruno abbia ritrovato il legame col gol, diventando capocannoniere di coppa e di campionato nella scorsa stagione e continuando sulla stessa falsariga in quella in corso, seppur con una maglia differente.

Quella di Salvatore Bruno è una bella storia, il racconto della vita di un giocatore che ha dato tanto al panorama calcistico Italiano e che a trentasei anni, oltre ad essere il terzo cannoniere della Serie B ancora in attività dall’alto delle sue 98 marcature, dietro solo a Tavano (117) e Cacia (104), è a tutti gli effetti il simbolo di un calcio fatto di passione mista ad un briciolo di spensieratezza.