Tullio M. Puglia/Getty Images Europe

Il 23 novembre 2014 Roberto Mancini tornava a sedere sulla panchina dell’Inter dopo l’inaspettato disastro della gestione Mazzarri. Immerso in un clima di rinnovata fiducia e speranza per le sorti della squadra, il compito assegnatogli da Thohir fu quello di ripartire da quelle macerie per riportare la squadra agli antichi fasti. Da allora di partite i nerazzurri ne hanno giocate tante, tra risultati e prestazioni altalenanti, vivendo da protagonista ben due sessioni di mercato rivoluzionarie. Domenica 22 novembre 2015 l’Inter è tornata in campo a San Siro contro il Frosinone, con Mancini ancora in panchina, ma in un contesto totalmente differente da quello che il tecnico jesino trovò al suo ritorno a Milano. In sintesi, ecco le cinque colonne portanti della rinascita interista:

Appoggio dei tifosi – Senza dubbio una delle differenze più rilevanti rispetto alla gestione Mazzarri. Con il tecnico toscano la società nerazzurra era stata costretta a studiare vari escamotage per contrastare le bordate di fischi che gli venivano rivolte mentre lo speaker pronunciava il suo nome. Con Mancini l’aria è del tutto diversa, il clima è piò gioioso e sereno, ma soprattutto il tecnico può gestire la squadra nella più totale serenità, a volte sbagliando, ma senza che gli venga puntato il coltello alla gola. Si pensi ai diversi trattamenti riservati ai due allenatori per la gestione di Kovacic. Se Mazzarri fu ampiamente criticato per averlo lasciato in panchina, Mancini ha potuto addirittura ordinarne la cessione.

Morale della squadra – Il morale di una squadra si migliora con i risultati, ma molto spesso un buon andamento in campionato può non bastare. Con Mancini sono tornate le vittorie, ma soprattutto il feeling tra squadra e tecnico, qualcosa che mancava dai tempi di Mourinho prima e Leonardo poi.

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Qualità in campo – Nella scorsa stagione Mancini si trovò a guidare una squadra non sua, fatta da giocatori di discreta qualità, a parte qualche eccezione. Oggi la rosa si presenta fortemente rafforzata, grazie anche al totale appoggio dato dalla società durante le finestre di mercato. L’Inter oggi si presenta con una linea di difesa decisamente più affidabile e con un centrocampo più muscolare ma anche più concreto. A risentirne è stato l’attacco, che nonostante l’iniezione di qualità con l’arrivo di Jovetic, sta soffrendo fortemente l’abbassamento del baricentro. Ma la squadra è stata profondamente trasformata ed è giusto che abbia bisogno di tempo per trovare la giusta alchimia.

Spirito di sacrificio – Mancini sarà ricordato per essere stato colui che ha fatto capire ad Icardi che per poter giocare in una grande squadra non basta farsi trovare al posto giusto nel momento giusto in area di rigore, ma serve anche saper lavorare per la squadra, un po’ come Mancini faceva ai suoi tempi. E questa lezione è stata impartita a tutti i suoi uomini, chi ha faticato ad assimilarla è finito fuori dal progetto.

Punti in classifica – Pur essendo la differenza più concreta tra questa stagione e quella precedente, abbiamo deciso di riservarle meno importanza, trattandosi di quella meno decisiva. Quando in una squadra funzionano i quattro punti già descritti è inevitabile che a cambiare sia anche la posizione in classifica. Oggi l’Inter si trova al primo posto solitario seguita da Napoli e Fiorentina ed a prescindere da come andrà a finire in tanti sperano che questo possa essere l’inizio di un nuovo ciclo vincente.

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