In Foto: Marco Giampaolo, Getty Images

Ore 20.00 circa. I giocatori rossoneri sono in campo per il riscaldamento preparatorio all’anticipo serale contro il Bologna. Negli studi televisivi, tra commenti tecnici e sbirciate esclusive negli spogliatoi, spunta l’intervista galeotta che non ti aspetti. Ai microfoni di Premium Sport, l’ad rossonero Adriano Galliani si lascia scappare parole al miele nei confronti di Marco Giampaolo, tecnico dell’Empoli, qualche minuto prima uscito sconfitto nella gara contro i cugini interisti. Di lui il dirigente rossonero dirà tra le tante cose: “è un buonissimo allenatore, uno dei pochi italiani capaci di dare un’identità alle sue squadre”. E sulla stessa linea sembra essere anche il vate rossonero Arrigo Sacchi, consigliere ad honorem di Berlusconi, che seduto sulla sua poltroncina rincara la dose, sottolineando come il tecnico sarebbe l’uomo ideale (l’ennesimo) per la rinascita rossonera e lasciando intendere che di Giampaolo si sia già parlato in alcune delle tante cene ad Arcore del triumvirato milanista.

Il tutto mentre squadra e tecnico attuale erano impegnati nella rincorsa sul Sassuolo, fino a qualche mese fa improbabile e resa concreta più da errori dirigenziali che tecnici. Ennesima mancanza di rispetto aziendale nei confronti dei dipendenti del club. Come se mentre svolgessimo un’attività per il nostro capo, questo cercasse il nostro sostituto prima ancora che il nostro compito sia terminato. Dunque ciò che già era capitato con Mihajlovic, sembra ripetersi con Brocchi. E c’è l’ennesima prova di come a Casa Milan, ai livelli dirigenziali, regni il caos più totale. Allontanato Mihajlovic rischia di essere allontanato anche l’ex tecnico della primavera, il quale dovrebbe lasciare spazio ad un ipotetico terzo allenatore. A prescindere da come finirà la stagione.

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Qualche giorno fa parlavamo del calcio italiano vittima del guardiolismo, oggi qualche sintomo lascia pensare che sia alle porte una nuova epidemia, che potremmo sarcasticamente chiamare sarrismo, e che consisterebbe nell’ingaggio di allenatori di piccole squadre, dopo appena una stagione vissuta discretamente con il proprio club medio-piccolo. Ma Giampaolo non è Maurizio Sarri. E in casa Milan si rischia l’ennesima dannosa, estremizzazione. Perché una buona stagione all’Empoli, favorita tra l’altro dall’ottimo lavoro di Sarri che in Toscana ci ha lavorato per tre anni, non può far dimenticare il passato altalenante di Giampaolo. Chi non ricorda la fuga ai tempi del Brescia, con trasferimento nella proprio casa al mare e altre avventure non proprio felici?

Terminiamo sottolineando come questo non sia un pezzo contro il tecnico dell’Empoli Giampaolo, quanto una critica ad uno stile Milan col tempo sempre meno programmatico e sempre più basato sull’istinto.

L’INTERVISTA INTEGRALE DI ADRIANO GALLIANI:
https://mdst.it/03v616766/