Lo aveva preannunciato Maurizio Sarri: una squadra in costruzione di fronte ad un’altra già ampiamente rodata. Poca lucidità, scarsa condizione fisica ed evidente scollamento tra i reparti, questi i principali limiti di un Napoli ancora distratto dalla fallimentare gestione Benitez. Hysaj non è riuscito a contenere Berardi, i due centrali hanno sofferto la fisicità ed il dinamismo di Defrel e Floro Flores, il centrocampo troppo sterile e poco incisivo ed i tre davanti totalmente da amalgamare. Sarri dovrà ripartire dai suoi 5 tratti, quelli che gli hanno consentito di esprimere all’Empoli forse il miglior calcio italiano, scopriamoli insieme ed analizziamoli.

1- La costruzione bassa
Il tecnico toscano soprattutto nel primo tempo ha letteralmente teleguidato i suoi chiedendo a più riprese a Pepe Reina di non rilanciare lungo ma giocare palla a terra impostando lentamente l’azione dalle retrovie ed attirando gli avversari.
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Tutto molto semplice, i due centrali difensivi si abbassano ed allargano favorendo l’inserimento del regista. Cosa è successo invece? Di Francesco ha prontamente ingabbiato Valdifiori impedendogli di dare il via all’azione partenopea, il centrocampista infatti ha toccato meno palloni di quelli che avrebbe dovuto non riuscendo così ad entrare nel vivo del gioco. Soluzioni? La manovra può partire anche dai due centrali, specie da Chiriches, molto più tecnico di Albiol, ma bisogna evitare di perdere palloni che metterebbero gli attaccanti avversari soli contro Reina. Altrimenti uno dei due interni di centrocampo dovrà necessariamente sostituirsi a Valdifiori andando incontro al portiere spagnolo, un po’ come accadeva lo scorso anno ad Empoli con Vecino e Croce.

2- Le verticalizzazioni
Sono mancate per lo stesso motivo detto poc’anzi ma non solo.
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Una volta scaricato il pallone su uno dei due centrali difensivi i terzini hanno il compito di iniziare a salire in modo da ricevere il pallone sulla fascia ed avere una doppia soluzione a loro disposizione. La prima: servire Valdifiori il quale di prima potrà verticalizzare verso uno dei tre davanti. La seconda: giocare con l’interno di centrocampo provando triangolazioni o sgaloppate lungo l’out. Osservate però con attenzione i movimenti dei tre giocatori offensivi, apparsi quest’oggi ancora piuttosto imballati. Higuain, l’unico vero attaccante, deve necessariamente abbassarsi sulla linea dei centrocampisti per giocare di sponda, dare appoggio alla manovra e favorire gli incroci alle proprie spalle dei due folletti Mertens e Insigne.

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3- La spinta dei terzini
Lo abbiamo già anticipato, i terzini sono fondamentali nel modulo di Maurizio Sarri.
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Piccola variante rispetto all’immagine precedente, il terzino questa volta non ferma la propria corsa, Hamsik si abbassa lateralmente e Valdifiori ha così l’occasione di servirlo in profondità. Una semplice uscita pressing che però richiede dei magistrali tempi di inserimento e sovrapposizione.

4- Il trequartista
Altro interprete fondamentale nel gioco del nuovo Napoli, il trequartista è quasi un falso 9.
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Le due punte si allargano in modo da favorire la discesa centrale di Insigne, uno schema che ha garantito ai vari Verdi, Pucciarelli e Saponara di siglare più di 20 gol in due stagioni tra A e B. Il trequartista può essere lanciato da un difensore, da un centrocampista, o servito da uno dei suoi compagni di reparto.

5- Il possesso
Vicinanza, precisione, determinazione e movimenti senza palla.
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Non solo in fase di impostazione, anche nella fase di possesso più sterile Sarri chiede un grosso contributo ai suoi terzini. Creare superiorità numerica sulle fasce laterali grazie alla posizione avanzata di un terzino garantisce la massima ampiezza possibile, il trequartista e l’interno di centrocampo infatti gli si avvicinano offrendogli un enorme parco di soluzioni. Guardate nel frattempo cosa accade dietro, quando un terzino sale l’altro stringe per creare una specie di linea difensiva a 3.