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L’impresa dei Foxes continua ad attirare grande attenzione mediatica, ad occupare spazi su quotidiani, telegiornali, siti web sportivi e non, ma c’è una squadra in Russia che oggi potrebbe emularli compiendo un vero e proprio miracolo, si tratta del FK Rostov. Notiamo da subito varie analogie, Leicester è una delle città più popolose d’Inghilterra, Rostov-sul-Don supera il milione di abitanti e rappresenta la città più importante della Russia meridionale, entrambi i club inoltre possiedono bacheche pressoché sgombre pur avendo alle spalle una lunga storia (i russi vantano presenze nel vecchio Intertoto ed un’apparizione nei preliminari di Europa League lo scorso anno a seguito della vittoria della Coppa di Russia 2014: l’unico trofeo di rilievo vinto). La differenza principale invece risiede nella situazione economica: mentre gli inglesi-thailandesi godono di floride finanze, i russi hanno iniziato la stagione con 4 milioni di euro di debiti e giocatori senza stipendio, i quali, imbufaliti ed appoggiati dallo staff tecnico, hanno minacciato più volte di scioperare rifiutandosi di scendere in campo. Grazie ad un salvifico accordo di sponsorizzazione con un rilevante imprenditore locale e a sostanziosi finanziamenti statali sono riusciti a coprire le spese societarie evitando in tal modo penalizzazioni ed il blocco del mercato invernale, tuttavia, circa un mese fa, un altro sponsor storico ha presentato in Corte Federale un’istanza di fallimento contro il club, esigendo in aggiunta un congruo risarcimento per danni di immagine.
berdyev
Proprio questo clima societario instabile deve aver contribuito a generare una forte compattezza all’interno del gruppo, costantemente trascinato da due leader: il tecnico Berdyev ed il capitano Gatcan. Kurban Berdyev lo conosciamo, il suo rito scaramantico, le sue preghiere in panchina scorrendo ad uno ad uno i grani del rosario musulmano, il Tawhid, le ricordano bene molti curiosi, oltre ai tifosi interisti ai tempi del Triplete. L’allenatore turkmeno ha allenato per 12 anni il Rubin Kazan portandolo dalla seconda divisione alla vittoria di due campionati russi, per non parlare della clamorosa vittoria al Camp Nou in Champions League nel 2009. Subentrato nel dicembre del 2014 a Igor Gamula, esonerato a seguito di scarsi risultati ed alcune dichiarazioni omofobe (in una conferenza stampa accusò la società di avere troppi giocatori di colore in rosa, un’eresia in una città largamente multinazionale data la posizione geografica), Berdyev, a conclusione di alcuni risultati altalenanti, è riuscito lo scorso anno a salvare il Rostov aggiudicandosi i play-out contro il Tosno. Alexandru Gatcan invece potrebbe risultare sconosciuto ai più. Il centrocampista, capitano anche della Nazionale moldava, in rosa dal 2008, rappresenta un po’ il simbolo del club. Mediano tutto cuore e grinta imprescindibile nello scacchiere gialloblu, ha collezionato 219 presenze, condite da 17 gol e 21 assist.
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Berdyev con l’inizio della nuova stagione, a luglio, decide di optare per un 4-2-3-1: 8 risultati utili in 11 gare, tanti pareggi, qualche vittoria di misura, tre sconfitte contro le favorite Spartak, Cska e Zenit. Una media punti tutto sommato positiva, che lascia ben sperare in ottica salvezza, ma il tecnico si accorge presto di non avere esterni d’attacco utili alla causa, così verso ottobre decide di passare gradualmente ad un più accorto 5-3-2. Intuisce infatti le qualità migliori dei giocatori che ha a disposizione: la difesa, che può vantare l’esperto centrale spagnolo Cèsar Navas (ex Rubin) ed i promettenti Bastos e Novoseltsev, il pressing alto ed i contropiedi, innescati da Gatcan, dall’ecuadoriano Noboa, dal tornante destro Kalachev, e portati a termine dai rapidi jolly africani Moussa Doumbia e Kanga. Stile Atletico? Stile Simeone? No, semplicemente stile Berdyev, difatti arriva la svolta: 5 vittorie in 7 partite prima della lunga sosta invernale che proiettano il Rostov al secondo posto in classifica. La ricetta è sempre la stessa: l’umiltà, il mix di gioventù ed esperienza, vincere lo scetticismo e pensare sempre partita dopo partita. L’allenatore però inizia a crederci davvero, individua quelli che sono i limiti della squadra, chiede un piccolo sforzo alla dirigenza ed arrivano in prestito con diritto di riscatto il terzino mancino di spinta Kudryashov (dal Terek Grozny) ed il centrocampista di qualità Erokhin (Ural). Gli effetti sono immediati, il girone di ritorno inizia con 6 vittorie, 2 pareggi e 0 gol subiti, i 2 a 0 e 3 a 0 rifilati rispettivamente al Cska Mosca ed allo Zenit permettono ai russi di balzare incredibilmente al comando tra lo stupore generale.

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Nonostante questi risultati roboanti e sorprendenti l’attacco non risulta particolarmente prolifico (il Rostov possiede la miglior difesa del campionato con 20 gol subiti ma uno dei peggiori attacchi, solo 39 reti realizzate): l’ex Zenit Bukharov ha siglato solo 3 reti, i capocannonieri quindi sono il 24enne Dmitri Poloz (7 reti) ed il talentuoso iraniano classe ’95 Sardar Azmoun (9 gol, in prestito secco dal Rubin). A cinque giornata dal termine il Rostov si presenta in testa alla classifica, il Cska insegue a -1, distante 5 lunghezze invece il terzetto formato da Zenit, Krasnodar e Lokomotiv. L’inaspettata sconfitta contro il fanalino di coda Mordovia Saransk per 2 a 1 sembra riportare tutti alla realtà, il Cska effettua il sorpasso e non sbaglia più una partita. Eppure il Rostov non molla, torna a vincere raggiungendo una storica qualificazione ai preliminari di Champions, grazie alla matematica certezza del secondo posto. Fra poche ore si disputerà l’ultima giornata, la squadra di Berdyev dovrà necessariamente vincere a Groznyj contro un Terek che non ha più nulla da chiedere a questo campionato, sperando nel frattempo che a Kazan il Cska non vinca.
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Berdyev spera ora che i suoi ex giocatori possano regalargli questa gioia, così da ricevere gli onori che i suoi ragazzi meritano, così da, nonostante una licenza Uefa a rischio ed il rischio fallimento in agguato, trasformare la patria dei cosacchi, importante snodo commerciale e scientifico russo, in una capitale del calcio europeo dopo anni di bassifondi, retrocessioni e risalite.