Ciro Immobile ha scelto il proprio numero di maglia al Toro: avrà la 10. Si chiude il cerchio del calciatore che torna in Italia dopo aver fatto il pellegrino tra Germania e Spagna e torna come salvatore della patria del “suo” Toro, quello che – nonostante le giovanili con la Juventus – lo ha portato alla ribalta del grande calcio. L’attaccante di origini napoletane è il colpo mediatico e tattico di una squadra che sta vivendo il periodo più cupo dell’era Ventura, e che punta con i gol dell’ex Borussia Dortmund a risollevarsi e a cercare di concludere il campionato in maniera dignitosa.

Ma cosa nasconde quella maglia numero 10 granata? Fu di Valentino Mazzola nel Grande Torino e di Zaccarelli negli anni ’70 e ’80. Due calciatori tra loro molto diversi, un fantasista e un regista, capaci di indossare nel migliore dei modi una maglia con un passato glorioso. Negli ultimi anni la tradizione però si è un po’ spezzata, portando a vestire quella maglia calciatori che si sono poi rivelati crack. O meteore, se preferite. Toccò a Massimo Brambilla nel 2001-2002, che col 10 aveva vinto anche un Europeo under 21 qualche anno prima. Non lasciò il segno. Così come non lo lasciarono Pinga e Agomeri negli anni seguenti.

L’ultimo numero 10 del Toro è stato Paulo Vitor Barreto, che con il Toro ha più tribune che gol, tra infortuni vari e momenti negativi. Sgrigna fu decisivo nella promozione dalla B alla Serie A, ma nel massimo campionato con quella maglia è durato appena 6 mesi. Portò fortuna invece a Ferrante, bomber con ricordi belli nei derby dei primi anni 2000, e ad Alessandro Rosina, che con il Toro ha vissuto stagioni esaltanti, fino a conquistarsi le attenzioni dello Zenit. Una maglia storica, che da Mazzola è arrivata a Barreto. E vuole tornare grande, con Ciro Immobile. Un numero 9+1, per scaramanzia.

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