Cinque allenatori in 27 mesi. Un record degno di Zamparini, ma che appartiene al Milan di Berlusconi. La società di via Aldo Rossi ha esonerato nella serata di ieri Sinisa Mihajlovic e, in data odierna, ha ufficialmente annunciato l’arrivo di Cristian Brocchi come nuovo allenatore.

Che i rapporti tra Mihajlovic e il presidente del Milan fossero tesi lo si sapeva già da un po’, ma la decisione di cambiare guida tecnica ancor prima della conclusione del campionato, e della finale di Coppa Italia, ha lasciato non poche perplessità sulla gestione, ormai del tutto confusionaria, del prestigioso club rossonero.

Quali le colpe del ‘sergente’ Sinisa e quali le responsabilità della società? Appare evidente che il recente passato metta alle strette le scelte di proprietà e dirigenza. Allegri, il primo a pagare la gestione poco felice delle ultime stagioni, si è affermato nella Juventus, vincendo in Italia e dando nuovo lustro ai bianconeri in Europa.

Seedorf e Inzaghi stanno scontando, ben oltre i propri demeriti, la breve e debilitante avventura sulla panchina rossonera. Infine, Mihajlovic.

Sarà anche vero che rispetto ai suoi predecessori il tecnico serbo ha goduto dei vantaggi di un mercato più ricco. È, però, altrettanto vero che la campagna acquisti estiva è stata condotta senza capo né coda: alle risposte positive sulla richiesta di giocatori quali Romagnoli e Bertolacci, si sono affiancate le scelte presidenziali sui rinnovi di Mexes e di De Jong, il rifiuto di acquistare Soriano dalla Sampdoria, il ripiego di Galliani su Kucka e il ritorno di Balotelli, gentile omaggio a Mino Raiola e primo grattacapo per Sinisa.

Il tecnico serbo ha poi dovuto inventarsi un portiere, Donnarumma, di appena 16 anni. Diego Lopez, celebrato da Galliani come il più forte d’Europa, ha fatto i conti con l’età avanzata e i debilitanti problemi fisici che ne hanno compromesso l’intera stagione.

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A gennaio, infine, la società ha fatto nuovamente orecchie da mercante. Il Milan, ancora in corsa per i primi tre posti, ha acquistato K.P. Boateng e ceduto El Shaarawy alla Roma (scelta peraltro disastrosa), senza rinforzare una rosa che, nonostante i quasi 90 milioni spesi in estate, è palesemente inferiore a quella delle prime cinque squadre della Serie A.

Quali sono allora le reali colpe dell’allenatore uscente? Nessuna, se non quella di aver firmato per un club in grande difficoltà, non tanto dal punto di vista economico, quanto sotto l’aspetto della gestione e della programmazione. Mihajlovic ha pagato le aspirazioni di bel gioco di Berlusconi, senza avere le reali possibilità di metterlo in pratica; ha scontato le amicizie di Galliani con i vari Preziosi e Raiola, che non danno slancio ai progetti rossoneri e, infine, le ambizioni di Barbara Berlusconi, non supportate dal reale controllo sulla società, sia dal punto di vista formale, sia sul fronte economico.

Mihajlovic ha incassato le colpe della società. Prima di lui, Allegri, Seedorf e Inzaghi. Lo stesso destino toccherà anche a Brocchi?