Non è la Juve. O forse sarebbe più opportuno: non è la Juventus di Antonio Conte. Non sembra la Juve questa, non sembra quella squadra che negli ultimi quattro anni ha vinto tutto in Italia. Perché adesso ha più punti in un girone di Champions alla seconda giornata che in campionato alla sesta. Ed è un po’ un controsenso per quella squadra che dominava in lungo e in largo da Trieste (sede del primo scudetto, per altro) in giù ma che oltre le Alpi si perdeva in un bicchier d’acqua tra Copenaghen e Istanbul.

Non sembra la Juve, quindi. Ha dei problemi strutturali, non ha la forza difensiva che aveva quella Juventus lì e probabilmente non ammazzerà il campionato a Gennaio. Ma magari questo campionato non verrà ammazzato da nessuno, così sarà più interessante e più bello. Non sembra la Juve perché ha tanti problemi ma quando sente la musichetta il mercoledì sera si esalta. Gioca a calcio come quella di qualche anno non faceva. Apprezza l’avversario che gioca a viso aperto e fa la partita per tutto il tempo mentre soffre terribilmente chi a Torino si copre e non rinuncia a giocare. Non è la Juventus perché Blanchard non gioca in Champions, altrimenti – statene sicuri – avrebbe segnato con la maglietta di qualche squadra nordica nel girone.

Non sembra la Juve perché si deprime di Domenica e si esalta durante la settimana e ricorda tanto quelle squadre dal mito del “Dna Champions”, ma che spesso sono solo costruite male e fanno fatica in un campionato intero. Magari sarà così, o magari è l’aria di Settembre che è meretrice, nel calcio. Non sembra la Juve, però. Ha qualcosa in più in campo internazionale, e molto in meno in Italia. Al netto di qualche vecchia voce che i tifosi della Juventus ora ricorderanno con un sorriso. Questa non sembra la Juve, non quella di Conte, non quella di Capello. E forse è meglio così.

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